Che il nostro clima stia subendo importanti cambiamenti è cosa di cui gli anziani si sono accorti da tempo, ma questa volta anche gli studi scientifici confermano che è in atto una tropicalizzazione del clima mediterraneo: quali sono le conseguenze pratiche di questa evoluzione? Le abbiamo viste pochi anni fa durante la disastrosa alluvione che colpì la nostra zona, e le vediamo ogni anno perché gli episodi di bombe d’acqua, violentissimi acquazzoni che scaricano quantità non trascurabili di millimetri di pioggia in un tempo ridotto, allagano una volta le campagne di Corigliano, un’altra i lidi del mare. Poniamoci una domanda: il nostro territorio è preparato a questa mutazione del clima? Il nostro territorio è attraversato dal fiume Crati e dalla fiumara Trionto verso sud e nel mezzo ci sono una serie di piccoli torrenti, a volte anche solo fossi che scendono dalle vicinissime montagne della Sila Greca. Il guaio è che dagli anni Settanta in poi si è costruito molto vicino a questi corsi d’acqua, a volte anche dentro, ostruendo i letti nel senso vero e proprio. Le due città che nel tempo sono nate, Corigliano Scalo, Schiavonea e Rossano Scalo, hanno dovuto realizzare reti di raccolta delle acque piovane, insieme a reti fognarie, che spesso sono insufficienti – nel caso di Schiavonea completamente insufficienti. I piani regolatori o edificatori, a volte, hanno tollerato questa vicinanza eccessiva ai corsi d’acqua, a volte non l’hanno permessa. Il fatto è che nella nuova città ci sono molte zone che per la collocazione che hanno non possono dirsi del tutto in sicurezza in caso di forti piogge perché vanno sott’acqua. Non parliamo poi delle zone nei pressi del mare, Fabrizio, S. Angelo, Schiavonea e altre: quando piove forte ricevono l’acqua che scende dalle montagne e dalle pianure in pendenza e vanno sott’acqua. Ecco: la prima cosa che occorrerebbe fare è una mappatura seria delle zone più a rischio nel territorio e una volta valutata con l’ausilio delle strutture tecniche dello stato anche la situazione dei corsi d’acqua prendere delle decisioni adeguate. In pratica un nuovo piano di protezione civile e di protezione idrogeologica. Tenuto conto che siamo nella zona est dell’Italia e che quando le annate piovose risentono dei venti da nord e nord-est, come la presente, è molto facile che il versante adriatico e quello jonico corrano rischi estremi. Ora per fare questo tipo di interventi occorrono soldi e progetti: è in corso una iniziativa che ritengo interessante da parte delle più importanti città italiane, alcune anche piccole (per esempio, in Calabria Acri) per la dichiarazione di emergenza climatica. Una eventuale adesione della nostra città a queste iniziative secondo me comporterebbe progetti di riforestazione e di difesa idrogeologica (compreso un eventuale rifacimento di alcune reti di raccolta delle acqua che sono mal realizzate) che potrebbero essere finanziati con fondi ad hoc. Questo tipo di dichiarazione comporta anche una serie di iniziative per la diminuzione dei combustibili fossili e in questo Rossano ha già una storia, avendo rinunciato al carbone per la centrale Enel ora chiusa. Insomma ritengo che questa iniziativa ci metterebbe in contatto con una serie di realtà europee e italiane più avanzate e che alla fine si tradurrebbe in una nuova opportunità di nuovi finanziamenti per progetti seri. Mi permetto di segnalare all’attenzione del sindaco Flavio Stasi e della sua nuova amministrazione l’idea di aderire a questo progetto che secondo me è un investimento per il futuro della nostra città e del nostro territorio.