Mi chiedo nella società di oggi quanto valga la vita di una persona? Forse dipende dal ceto di appartenenza? Dalle modalità di morte? È proprio vero, il principio dell’eguaglianza è andato a farsi benedire. A quale logica risponde il silenzio calato sulla morte orribile di Carmine Morello? Che tessuto sociale abbiamo creato? Ci rendiamo conto che ognuno fa finta di niente? Sui social e nel dibattito pubblico è più importante discutere di eventi, di spettacoli, di enogastronomia! Eppure è morta una persona che ha lasciato dei figli, ora soli! Nella vita si può sbagliare, non tutti sono fortunati nel crescere in famiglie serene, dove si convive con la tranquillità. Ci sono i poveri, ci sono i ricchi, c’è il ceto medio, ma su tutto esiste l’individuo! L’indifferenza di fronte alla morte di chicchessia è una sconfitta culturale di tutti, è una condotta comportamentale che sa di ipocrisia e falsità sociale! Se abbiamo il coraggio andiamo a sondare il terreno del perché alcuni delinquono. E questo è un tema politico, non certo accademico. L’importanza e il valore della vita di una persona sono questioni profonde e complesse che vanno oltre il ceto sociale o le circostanze della morte. Il dramma di Carmine Morello, come di chiunque altro, dovrebbe richiamare la nostra attenzione sulla necessità di affrontare le sfide sociali che contribuiscono a situazioni difficili. L’indifferenza di fronte a tragedie come questa è un segno di disconnessione sociale che dovremmo cercare di superare. Ognuno di noi è un individuo con la sua storia e le sue difficoltà. È importante affrontare le radici profonde dei problemi sociali, come la povertà e le opportunità limitate, invece di semplificarli con spiegazioni banali. La comprensione e l’empatia possono aiutarci a costruire una società più giusta in cui ognuno ha l’opportunità di vivere una vita dignitosa. Non dovremmo discriminare né nella vita né nella morte, ma dovremmo cercare di costruire una società in cui tutti abbiano una possibilità equa di successo e di vivere una vita che valga la pena di essere vissuta. In queste ore ci si divide su questioni superficiali, ignorando tragedie gravi come l’omicidio di una persona in maniera brutale. È un problema sociale significativo quando tali eventi sono minimizzati o persino ignorati. Il silenzio o la distrazione davanti a morti violente come quella di Carmine Morello o altre vittime di omicidi sono indicatori di una società che talvolta preferisce concentrarsi su temi meno scomodi. Questo atteggiamento può contribuire a mantenere un ciclo di violenza e impunità. È importante che la società e i media affrontino e discutano apertamente questi problemi, anche se sono scomodi o disturbanti. Solo attraverso una discussione aperta e un impegno a comprendere le radici di tali tragedie possiamo sperare di prevenirle in futuro e creare una società più giusta e sicura per tutti. Ignorare tali questioni è un atto di insensibilità che non fa onore a una società civile.
Sono drammi che dovrebbero aprirci a una riflessione serie circa le ragioni per cui vi è una fascia sociale che delinque. Ma forse non conviene aprire questo capitolo, perché metterebbe in campo una serie di responsabilità che invece scarichiamo sulla povera gente, mettendo in campo tesi subdole come quelle secondo cui si delinque per “guadagno facile”. Su questo versante sfido chiunque in questa nostra realtà a trovare un posto di lavoro che dia garanzie di uno stipendio dignitoso, salvo rare eccezioni, in grado di poter metter su famiglia. A riprova di ciò il fenomeno atavico della corsa sfrenata al posto pubblico. Ognuno cerca di accasarsi come può, utilizzando amicizie e conoscenze pur di raggiungere l’obiettivo. E chi non ha santi in paradiso cosa deve fare qui in Calabria? Qui a Corigliano Rossano? Ci sono discussioni in giro in cui si dibatte su come creare posti di lavoro? Penso sia ormai indispensabile promuovere una discussione aperta e una riflessione su come abbattere gli steccati sociali, eliminare le barriere, eliminare i muri dell’egoismo. La vera emergenza sociale è quella di creare posti di lavoro e opportunità economiche in queste comunità. Questa dovrebbe essere una priorità per uno Stato serio e per la società civile. Solo attraverso l’investimento nelle opportunità di lavoro, l’istruzione e il sostegno sociale possiamo sperare di rompere il ciclo di criminalità e violenza che affligge le nostre comunità. E’ essenziale che la società rifletta su queste questioni, evitando la distrazione da questioni meno importanti, e si impegni attivamente a creare un futuro migliore per tutti, indipendentemente dal contesto sociale o geografico in cui si trovano.
Matteo Lauria – Direttore I&C