Ancor più lo compie chi, armato di sani principi, ritiene che un PSA sì fatto sia il regolatore armonico e sostenibile del territorio, intravedendolo come strumento rafforzativo della fusione in costruzione. Non è così.
È il contrario, la calibrazione che necessita, si muoverà costretta alle norme attuali e sul piano degli interessi pubblici (servizi e metodo di acquisizione delle aree).
Il concetto di sostenibilità che anche alcuni ex amministratori, tra i fautori della fusione, hanno auspicato è, sul piano normativo, come il vento, prenderà percorsi inaspettati che sempre saranno giustificati, chiunque, governerà questo territorio.
Sul piano dell’attività privata la garanzia contro lo spauracchio improbabile della cementificazione, specie dentro la caduta del valore dei beni immobili, è data dal mercato che risponde solo alla reale regola della convenienza. Se questa domanda si porrà il segno, sarà positivo, vorrà dire che la nostra difesa dalla crisi è attiva e il territorio è in assestamento.
Non si costruisce per non realizzare utili per quanto le banche possano sostenerlo.
Le attuali aree disponibili, certamente prodotte da quello scenario e che nessuno tra l’altro intende cancellare, semmai relazionare e portare a coerenza (giustamente protette dalle sentenze della Corte Costituzionale), come mai assurgono meccanicamente a questione prioritaria? La loro questione appartiene ai piani esecutivi non al PSA che esclude ben altro.
Non è curioso che i Responsabili degli Uffici Tecnici, Consiglieri ed ex Amministratori, direttamente legati a quella politica, si muovano facendo pressioni sui Sindaci in vita e sui Commissari “antimafia” con lo spauracchio del “commissariamento”, affinché il PSA, che sta in costruzione dal 2006, sia adottato proprio in quest’anno di transizione?
Il Presidente della Regione e i Consiglieri vanno informati e sollecitati in tal senso; devono intervenire.
Nel PSA non è prevista la possibilità per una Comunità di riorganizzare il proprio territorio, senza il consenso degli altri Sindaci, una protezione del PSA stesso che risponde, sdraiato, agli interessi del Piano Provinciale (PTC), steso dai tecnici/politici di Cosenza, quando ancora Corigliano Rossano non esisteva. Ecco perché è censurabile alla radice la questione della formazione della “Commissione Giudicatrice di affidamento di questo PSA”, che sarà ripresa, compreso le questioni successive di norma.
La questione non è se c’è o non qualcosa di male nel dover condividere le future scelte d’indirizzo e pianificazione del nostro territorio con altri e se sia auspicabile o meno che ciò avvenga.
La differenza è che gli “altri” discendono da una rivisitazione in continuità, probabilmente coerente, del loro Piano Strutturale o PRG Comunale, Corigliano Rossano No. Questo PSA ignora le necessità del nuovo confine territoriale.
Cosa c’è di peggio di un Piano Gerarchico d’indirizzo e programmazione la cui permanenza lunga nel tempo non considera in coerenza gli agglomerati che s’intendono governare sino alla prossima, lontana scadenza e, quel che è peggio, non ha considerato i Deliberati sulla fusione dei Due Consigli comunali e l’indirizzo di sviluppo espresso dalla Comunità locale, attraverso un Referendum altamente visibile, che ha premiato la volontà di voler formare una Citta tra le più popolose della Calabria?
Sta tutta qui dentro qui l’illegittimità del PSA, che diverrà, ancora insistendo, un altro Piano Morto prima di nascere, sempre pagato da noi cittadini non da chi lo adotterà.
Chiedete ai politici e cittadini di Roma, Napoli, Milano, Bologna o di altre se, in queste condizioni, amerebbero dipendere dalla buona volontà dei viciniori.
Ecco perché entrambi i Sindaci attivi, sempre stati al fianco della nostra battaglia, devono continuare a esserlo non adottando alcunché.
Il nostro, di adesso, è anche e sarà il problema loro e delle loro Comunità.
Cosimo Montera
Architetto
Componente Comitato 100 Associazioni