Negli ultimi tempi, la proposta di creare una nuova provincia denominata Sibaritide-Pollino, con capoluogo Corigliano-Rossano, ha acceso un dibattito pubblico e politico. Tuttavia, osservando con attenzione il progetto e le sue implicazioni, emergono numerose criticità che sollevano più domande che risposte. La principale riguarda la sostenibilità demografica: come si intende raggiungere il requisito minimo dei 350mila abitanti previsto dalla legge, se la popolazione attuale dell’area interessata è ben al di sotto di tale soglia (circa 240mila)? I sindaci dei comuni interessati sembrano convergere sull’idea di una nuova provincia, ma sul capoluogo le opinioni divergono, rivelando una frattura di fondo che mina la credibilità del progetto. Infatti, sebbene la stampa titoli spesso sulla “convergenza” dei sindaci di Castrovillari e Cassano all’Ionio (Lo Polito e Papasso), una lettura più attenta delle dichiarazioni mostra come il nodo del capoluogo resti tutt’altro che risolto. Il dibattito sulla Sibaritide-Pollino sembra dunque avvolto da quella tipica ambiguità che spesso caratterizza la politica locale. Tanto fumo e poco arrosto, si potrebbe dire. Manca una chiarezza sul percorso da seguire per soddisfare i requisiti minimi di legge, e soprattutto non si comprendono le ragioni pratiche per cui questa proposta dovrebbe effettivamente concretizzarsi.
Le risorse economiche: un grande punto interrogativo
Un ulteriore punto critico riguarda la copertura finanziaria. L’istituzione di una nuova provincia comporterebbe costi significativi, sia in termini di infrastrutture amministrative che di gestione. Ma da dove verrebbero i fondi necessari? L’attuale governo nazionale non sembra affatto aperto all’idea di creare nuove province, anzi, negli ultimi anni si è assistito a un processo di accorpamento e ridimensionamento delle province esistenti, con l’obiettivo di razionalizzare la spesa pubblica. Se dunque il quadro normativo ed economico non supporta questa iniziativa, perché allora spingere su una campagna per la nuova provincia della Sibaritide-Pollino? A quali esigenze risponde realmente questa proposta?
Motivazioni politiche o vere esigenze del territorio?
Una possibile spiegazione risiede nelle dinamiche politiche locali. La proposta di una nuova provincia può rappresentare una forma di pressione da parte di alcune amministrazioni locali per ottenere maggiore autonomia e visibilità politica. Un nuovo ente provinciale significherebbe posti di potere, risorse da gestire e una maggiore voce nelle decisioni regionali. In un contesto in cui la frammentazione politica e l’incertezza amministrativa regnano sovrane, il tema della nuova provincia potrebbe essere usato come strumento per guadagnare consenso elettorale o per consolidare la posizione di determinati attori politici. Tuttavia, rimane da chiedersi se tale proposta risponda realmente alle esigenze del territorio. La creazione di una nuova provincia migliorerebbe i servizi per i cittadini? Oppure si tratterebbe solo di un ulteriore livello burocratico senza reali benefici pratici? A fronte di una crisi economica diffusa e di risorse limitate, appare improbabile che la soluzione ai problemi del territorio risieda in una riorganizzazione amministrativa. Abbiamo già in itinere una provincia, quella di Cosenza, che coniuga le aree montane alle costiere e non ci sembra che produca profitti. Vogliamo riproporre lo stesso schema? (sulla necessità di creare province geograficamente omogenee tornerò dopo)
Un’operazione di facciata?
In definitiva, la proposta della provincia della Sibaritide-Pollino, così com’è attualmente formulata, appare un’operazione che manca di concretezza e di visione a lungo termine. Le perplessità sul piano demografico, le incertezze sul capoluogo e l’assenza di una chiara copertura finanziaria rendono questo progetto più un esercizio retorico che una soluzione reale per lo sviluppo del territorio. Rimane quindi da capire se ci sarà una svolta concreta, con un progetto solido e fondato su numeri reali, oppure se questa campagna si esaurirà come tante altre iniziative politiche: chiacchiere senza sostanza. Nell’attesa, la popolazione si chiede se questa proposta risponda davvero alle proprie necessità, o se si tratti solo di un altro esempio di politica dei simboli, lontana dai veri problemi quotidiani.
Provincia della Sibaritide-Pollino: tra autolesionismo e miopia politica
Abbiamo visto come la proposta della provincia Sibaritide-Pollino, con il suo futuro demografico incerto e le rivalità sul capoluogo, rimane un progetto privo di fondamenta solide. Ma c’è un’altra proposta, che risponde invece a tutti i criteri richiesti dalla legge e che, paradossalmente, viene ignorata dalle istituzioni: quella che vede protagoniste le città di Crotone e Corigliano-Rossano come capoluoghi di una nuova provincia. Questa ipotesi non solo supera il requisito demografico, configurandosi con una popolazione complessiva di 410mila abitanti, ma si tratterebbe di un progetto a costo zero per lo Stato, in quanto non comporterebbe un aumento del numero complessivo delle province italiane. È una soluzione che offre coerenza territoriale e rappresenta una realtà omogenea, capace di collegare due importanti città costiere con problematiche comuni e interessi convergenti.
Un’occasione concreta, ma ignorata
Corigliano-Rossano e Crotone sono due centri urbani che condividono un collegio elettorale e già cooperano su vari fronti, come la gestione di un’importante direzione dei parchi archeologici. Entrambi i territori soffrono di problemi simili, come la marginalizzazione nelle infrastrutture strategiche e l’esclusione dalle priorità nazionali, come l’ammodernamento della Statale 106 Jonica. Qui entra in gioco un esempio lampante: la tratta Roseto-Sibari-Corigliano Rossano è stata finanziata, ma il tratto tra Corigliano-Rossano e Crotone, considerato uno dei più pericolosi d’Italia, resta privo di interventi. Si riprende poi con i fondi da Crotone a Catanzaro, creando un “buco” infrastrutturale esattamente nelle aree in cui le vite umane continuano ad essere falciate dalla mancanza di sicurezza. Che senso ha tutto questo? A quale logica risponde questa frammentazione nel finanziamento? Una provincia che mettesse al centro Crotone e Corigliano-Rossano avrebbe il potenziale per rafforzare le richieste di investimenti infrastrutturali e di sviluppo economico per tutta la fascia ionica. Si tratterebbe di un’entità coesa, con un peso politico più forte, capace di combattere l’esclusione da progetti strategici di rilancio territoriale.
Perché ignorare una proposta vincente?
Eppure, i sindaci locali sembrano complicarsi la vita. Nonostante le evidenti sinergie e la possibilità di rispondere pienamente ai requisiti di legge, la proposta di una provincia congiunta Crotone-Corigliano-Rossano viene snobbata, in favore di iniziative fumose come quella della Sibaritide-Pollino, che, per quanto ripescata dal lontano passato e mai approdata a nulla, continua a rimanere priva di numeri e senza un capoluogo definito. In questo scenario, emerge una chiara forma di autolesionismo politico. La miopia con cui si affrontano temi cruciali per il futuro del territorio sembra voler evitare la crescita e lo sviluppo, preferendo invece perorare proposte che il tempo, la storia e, soprattutto, le leggi di mercato e produttività hanno già bocciato. Si riscontra un po’ di ignoranza e anche spocchia quando, di fronte a una proposta concreta che potrebbe portare benefici reali, si sceglie di prendere strade più complicate, con il rischio di tornare al punto di partenza senza risultati.
Le vere priorità del territorio
Il vero problema non è soltanto la difficoltà di stabilire un capoluogo o di trovare la giusta coalizione di comuni disposti a cooperare. Il vero nodo sta nella mancanza di una visione strategica. Mentre si continua a discutere di nuove province, si dimentica che le reali priorità del territorio riguardano lavoro, infrastrutture, sviluppo economico e sicurezza stradale. Se si vuole davvero rispondere alle esigenze dei cittadini, occorre puntare su proposte che non siano solo campagne elettorali, ma che abbiano solide basi economiche e demografiche. La proposta di una provincia che unisca due città già legate da numerosi fattori comuni come Crotone e Corigliano-Rossano rappresenta, da questo punto di vista, una strada praticabile, razionale e, soprattutto, economicamente sostenibile.
Scegliere la strada giusta
La politica locale si trova a un bivio. Da un lato, ci sono proposte vaghe come quella della Sibaritide-Pollino, che appaiono più come esercizi di potere che soluzioni concrete. Dall’altro, esiste una proposta solida come quella di una provincia Crotone-Corigliano Rossano (Magna Graecia), che soddisfa i requisiti normativi e le necessità del territorio, ma viene inspiegabilmente ignorata. I sindaci e gli amministratori devono scegliere se proseguire su un percorso di illusioni o se finalmente adottare soluzioni in grado di produrre benefici tangibili. I cittadini meritano chiarezza, serietà e politiche che guardino al futuro con realismo, abbandonando la retorica delle promesse irrealizzabili e puntando su ciò che è concretamente realizzabile. La proposta della Magna Graecia apre le porte anche a un altro progetto altrettanto interessante: l’area metropolitana che abbraccia l’intero arco jonico, da Crotone a Gallipoli. Siamo in grado di pensare in grande? O vogliamo continuare a ripeterci con i soliti discorsi triti e ritriti? E dire che avremmo dovuto aprirci al rinnovamento e al cambiamento.
Matteo Lauria – Direttore I&C