Editoriale. Quando il crimine diventa merito – L’erosione del criterio di candidature

Negli ultimi decenni, la selezione dei candidati per le elezioni politiche  ha subito un’evoluzione significativa, o meglio, una vera e propria trasformazione che, purtroppo, spesso si è tradotta in una decadenza dei criteri di scelta. Un tempo, le scuole di partito costituivano la fucina di formazione per i futuri rappresentanti politici, i quali venivano educati non solo sulle ideologie e programmi del partito, ma anche su competenze amministrative e valori etici fondamentali. Oggi, la realtà appare ben diversa e talvolta sconcertante.

La crisi della scuola di partito

Le scuole di partito, un tempo considerate il cuore pulsante della formazione politica, sono ormai un lontano ricordo. La selezione dei candidati sembra avvenire sempre più frequentemente in base a criteri che poco hanno a che fare con la preparazione e la competenza politica. In molti casi, infatti, l’importanza di una solida formazione ideologica e progettuale è stata sostituita dalla notorietà del candidato, indipendentemente dal modo in cui questa notorietà è stata acquisita.

Titoli onorifici e delitti

Siamo arrivati al punto in cui persino l’aver commesso delitti può, in alcuni casi, trasformarsi in un titolo onorifico per l’elezione. L’uso strumentale di titoli, successi privati o persino scandali personali è diventato un espediente comune per attrarre l’attenzione degli elettori. Questa pratica non solo distorce il processo elettorale, ma mina profondamente la fiducia del pubblico nelle istituzioni democratiche.

L’abuso dei titoli e delle carriere private

Utilizzare i titoli e i risultati ottenuti nella carriera privata come unico criterio di valore per una candidatura è un fenomeno dilagante. Certo, l’esperienza professionale può rappresentare un indicatore di competenza, ma non dovrebbe mai essere l’elemento dominante nella selezione dei candidati. La politica richiede una dedizione e una comprensione delle dinamiche sociali e istituzionali che difficilmente possono essere acquisite al di fuori di un contesto politico.

Le liste elettorali e l’interesse privato

Le liste elettorali, spesso, diventano un terreno fertile per coloro che utilizzano le loro posizioni di potere o influenze private per ottenere voti, piuttosto che per promuovere un’idea progettuale collettiva. Questo fenomeno non solo distorce il vero significato della rappresentanza democratica, ma promuove un sistema clientelare dove le idee e i progetti sono messi in secondo piano rispetto agli interessi personali.

La necessità di una riforma

È urgente una riflessione profonda e una riforma del processo di selezione dei candidati. Le scuole di partito dovrebbero essere rivitalizzate e poste nuovamente al centro del processo di formazione politica. Solo attraverso una selezione rigorosa, basata su competenze, dedizione e valori etici, possiamo sperare di recuperare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e di promuovere una classe politica veramente rappresentativa e competente.

Matteo Lauria – Direttore I&C

4 Responses

  1. Chi ha voluto distruggere i partiti? Possiamo chiederlo? Si possono dare risposte a queste domande

  2. Capita a volte che mi trovi d’accordo, Bravo Matteo hai fatto centro. I partiti erano scomodi ai capo clan. Meno male che c’è un Pd non arrendevole. Su scala nazionale

  3. Complimenti per l’analisi perfetta ma Ti prego non fermarti , apri una inchiesta . Chi ha voluto la morte della Politica distruggendo i Partiti Politici ? Chi ha costretto alcuni Partiti ad appoggiare un candidato x e poi li hanno abbandonati ‘ ? Alcuni consensi potrebbero essere oggetto di voto di scambio ?

  4. Lo dico da anni ma nessuno ammesso mano per una riforma politica e trasparente per questo la gente non va più a votare .

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