C’è una questione che brucia come una ferita aperta: il destino del territorio di Corigliano-Rossano e la sua identità. Un territorio ricco di storia, cultura e potenziale, che sembra destinato a rimanere sotto l’ombra di decisioni prese altrove, e spesso a suo discapito. A proposito della istituzione di una nuova provincia c’è chi continua a guardare al Pollino come punto di riferimento per una provincia unificata lo fa, a mio avviso, con una miopia preoccupante. Non si tratta qui di avere uno spirito separatista o di voler alimentare divisioni sterili. Tuttavia, è legittimo chiedersi: quale affinità reale esiste tra Corigliano-Rossano e il Pollino? La storia recente ci insegna che queste “affinità” sono state spesso usate come pretesto per decisioni che hanno gravemente danneggiato Corigliano Rossano.
Un esempio emblematico è la chiusura dell’ex tribunale di Rossano, una perdita gravissima per la comunità. È stato costruito un palazzo di giustizia nel Pollino, giustificato da una relazione redatta da alti componenti istituzionali, in cui si sosteneva che l’edificio, progettato per un’utenza di 120 mila abitanti, potesse ospitarne il doppio. Una bugia palese, che oggi viene ulteriormente confermata dal fatto che si sta lavorando per l’ampliamento di quella struttura. E tutto questo con l’avallo della classe politica locale. Questa sarebbe l’affinità?
Come è possibile che nel territorio di Corigliano-Rossano la dignità sia finita sotto i piedi? Come possiamo accettare che il nostro futuro venga costantemente svenduto in nome di interessi che non ci rappresentano? Dobbiamo ricordare a noi stessi e agli altri che la chiusura del tribunale jonico è stata una decisione basata su una menzogna, una bugia che ha avuto conseguenze devastanti per la nostra comunità.
Eppure, nonostante tutto, ci sono ancora sacche di servilismo che umiliano la storia di Corigliano Rossano. Una storia di lotta, di orgoglio e di resistenza, che sembra essere stata dimenticata. Quello che vediamo oggi è una classe politica che sembra più interessata a elemosinare favori che a difendere la propria terra.
La proposta di una provincia Sibaritide-Pollino, sebbene possa sembrare un compromesso ragionevole, nasconde insidie che non possiamo ignorare. La storia ci insegna che Castrovillari non ha mai voluto veramente questa unione, a meno che non fosse lei stessa a guidarla come capoluogo. E i segnali che emergono in queste ore indicano che la storia si sta ripetendo.
Non possiamo permettere che la dignità della terza città della Calabria venga calpestata ancora una volta. Non possiamo accettare di vivere con il cappello in mano, sperando in qualche briciola di considerazione. Il nostro territorio merita di più, e dobbiamo essere noi i primi a difenderlo, con forza e determinazione.
Guardo alle generazioni passate con nostalgia, perché so che non avrebbero mai permesso uno scempio del genere. Dobbiamo riscoprire quell’orgoglio, quella fierezza, e dire basta a chi vuole ridurci a spettatori passivi del nostro destino. La dignità di Corigliano-Rossano deve tornare al centro della scena, perché solo così potremo costruire un futuro che onori la nostra storia e le nostre radici. Guardo con favore alla proposta della Magna Graecia con doppio capoluogo (Corigliano Rossano e Crotone), che offre una visione di prospettiva basata su un’armonia geografica e su interessi costieri comuni. Chi vive nelle aree vallive non ha la conoscenza necessaria per amministrare le aree costiere, così come chi vive al mare non può gestire adeguatamente le zone interne.
Matteo Lauria – Direttore I&C