Primo caso: ponte crollato: sia la società autostrade che il Ministero delle Infrastrutture sapevano almeno otto mesi prima del crollo che sul quel ponte c’era qualcosa che non funzionava. Ebbene nessuno né tra i tecnici che hanno firmato le relazioni critiche, né tra i funzionari che dirigono il ministero ha pensato di fermare il traffico e di avviare i lavori di consolidamento in sicurezza. Lo stesso ragionamento vale per almeno altri cinquanta viadotti importanti nel nostro paese, e ora infatti in varie regioni d’Italia i sindaci cominciano a preoccuparsi seriamente e fanno chiudere i viadotti che non sono sicuri e cercano di correre ai ripari. Ma il ragionamento può essere esteso alle alluvioni ricorrenti nel nostro paese, perché circa il 70% del territorio italiano è a rischio idrogeologico( cioè’ di alluvioni o frane) ma nessun governo finora si è posto l’obiettivo politico di risanare il nostro territorio con le armi della tecnica moderna: creare casse di espansione dei torrenti per evitare che le alluvioni siano distruttive e mortali, intervenire con opere di rimboschimento e di contenimento nelle aree più a rischio frana. Centri storici dell’Italia centro meridionale: tutti in zone altamente o mediamente sismiche, ma non ci sono piani a lungo termine per la messa in sicurezza o lo spostamento degli abitati almeno i più popolosi.
Secondo caso: il torrente Raganello ha delle gole bellissime che ogni anno sono meta escursionistica di migliaia di persone. Si deve passare attraverso un canyon di pareti rocciose alte quaranta metri e larghe meno di un metro nei punti più stretti. Lì passa il torrente Raganello ed è affascinante passarvi e attraversarlo ripercorrendo il tragitto dell’acqua. Eppure nessuno ci va facendosi accompagnare da guide esperte locali che pure ci sono nel territorio e così ci si improvvisa in una giornata non di mare, perché il sole non c’era e c’era la minaccia di pioggia sulla montagna. E ci si dimentica che si rischia ad andare lì. E così succedono altri episodi simili avventurandosi in boschi sconosciuti o in pendii nevosi poco stabili quando la neve non è consolidata . E’ bello entrare nella natura selvaggia, ma ci si dimentica che la natura ha le sue regole che animali e piante conoscono da millenni e ci convivono, mentre noi no, ce ne dimentichiamo o le ignoriamo e crediamo bellamente di poter sfidare la nostra natura che così diventa pericolosa per la nostra stessa vita.
Cultura del rischio o della prevenzione? A questo punto la società nel suo insieme deve interrogarsi in maniera semplice , ma profonda: vogliamo adattare la nostra società a convivere col rischio gratuito, o è meglio cercare di evitare i rischi inutili facendo le opere necessarie e adottando i comportamenti corretti? La mia opinione è che salvaguardando il nostro carattere italiano di idealisti( ma anche opportunisti) e individualisti, che forse come ha scritto Dante Alighieri è difficile scrollarci di dosso, ebbene nonostante ciò è ora che cominciamo a cambiare modo di ragionare. Conviene investire cento euro oggi ad abitante ( che fa 6 miliardi, nella prospettiva di investirne almeno sessanta nei decenni) piuttosto che spenderne dieci miliardi all’anno per riparare i guasti e i danni oltrechè i morti. L’esempio deve in questo caso venire dall’alto, e secondo me dovrebbe essere diffuso anche nelle scuole: il governo ha il dovere di impegnare le sue risorse e tutte quelle che troverà per la sicurezza del vivere civile: investire nelle infrastrutture da risanare, nella regimentazione migliore delle acque e nella messa in sicurezza degli abitati più a rischio , nella prevenzione delle frane. Ho sentito alcuni ministri della Lega, e dei cinquestelle, in questi giorni rilanciare l’idea di un piano nazionale di sicurezza idrogeologica. Ecco: siccome i geologi ed altri tecnici ne parlano da almeno 50 anni, ma nessuno si decide mai a dargli ascolto, vediamo se questa è la volta buona. Analogamente andrebbe rilanciato un programma serio di educazione civica che io chiamerei educazione alla prevenzione che insegni ad un bambino come stare attento ad evitare i rischi più comuni di incidente dalla vita in casa, alla strada ad altre situazioni.
prof. Fabio Menin – già responsabile WWF “Sila Greca”
Una risposta
Concordo assolutamente con il pensiero del signor Menin ?