Reddito di cittadinanza, circola nel dibattito pubblico la miserevole idea che tale provvedimento sia di natura assistenziale. Niente di più falso ovviamente! Tutt’al più potremmo senz’altro affermare che per la prima volta lo Stato inizia a dare attuazione all’art.1 della Costituzione italiana, ossia, che la nostra Repubblica sia fondata sul lavoro. Introdurre il reddito di cittadinanza significa non lasciare da soli i meno abbienti e incanalarli nel mondo del lavoro. Si, perché i beneficiari non solo dovranno comunicare le proprie credenziali ma non potranno rifiutare né posti di lavoro né sottrarsi alla frequenza di corsi di formazione professionale, altrimenti decade il sussidio. Con questa impostazione, sacrosanta, lo Stato per la prima volta si fa carico dei disoccupati e di tutto il mondo del precariato. E, di conseguenza, si manda definitivamente in soffitta la vergognosa pratica del lavoro sottopagato. Non è una novità il dato secondo il quale si lavora per 500/600 euro al mese, per più di otto ore al giorno! Stupisce, a tal riguardo, il mancato sostegno di quel che un tempo veniva definita l’area politica di matrice “social democratica” o quella famosa sinistra dei deboli o, ancora, la contrarietà delle organizzazioni sindacali sul tema. D’altronde è questa un’idea già presente in altri stati europei e porta la firma di una ideologia marcatamente di sinistra. Qual è il problema se ora a lanciarla è il M5S? Se riuscissimo a sganciarci da quella pseudo ideologia interessata, forse faremmo cosa gradita a chi oggi vive in uno stato di povertà, senza aiuti o sostegni, e che spesso finisce sulle cronache dei giornali a causa di suicidi. Con l’introduzione del reddito di cittadinanza si dà vera prova di solidarietà praticata e non predicata. Qual è la paura di chi si oppone? Non è che alla fine si teme proprio la capacità di rendere liberi gli individui? Eh si, perché nella precarietà c’è chi ci sguazza:
mantenere le masse sotto la soglia di povertà conviene, in quanto sono voti gestibili. Non sono un economista, ma di sicuro il reddito di cittadinanza può creare un’economia circolare che dà fiato e ossigeno a quei cittadini impediti a potersi fare una famiglia, a mettere al mondo dei figli, a comprarsi una casa. Si rivitalizza il tessuto commerciale che, soprattutto da queste parti, soffre della mancanza di lavoro. Aumenta il volume di affari per negozianti, bar, ristoratori, abbigliamento, centri commerciali, etc etc…
Il dibattito, irresponsabilmente, non si sposta su come reperire le risorse e in quali settori intervenire magari mediante la proposta di severi tagli alla spesa pubblica (i carrozzoni in piedi in Italia sono ancora tanti, dalle spese militari alle proposte contenute dallo stesso Renzi sul referendum poi bocciato, abolizione province- sforbiciata ai parlamentari – Cnel – oppure una severa lotta all’evasione fiscale e alla corruzione … etc etc), ma invece si perde tempo sulle sciocche accuse di intervento assistenzialista o sulla mancanza di copertura finanziaria (una politica seria anziché limitarsi a ciò, si prodiga nell’individuare le poste di finanziamento). Il cittadino faccia sentire il proprio peso a difesa dello stato sociale e, soprattutto, a difesa di chi non ha, mediante tutte le forme di partecipazione democratica. La politica ha bisogno del sostegno delle masse.
Matteo Lauria – direttore responsabile I&C