Il Consiglio dei Ministri, nella riunione del 27 settembre 2024, ha deliberato la dichiarazione dello stato di emergenza per una grave situazione di deficit idrico che sta colpendo vaste aree della Calabria. La decisione, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale il 10 ottobre, riguarda specificamente la Città Metropolitana di Reggio Calabria, la Provincia di Crotone e un gruppo di 26 comuni in Provincia di Cosenza, tra cui Acri, Corigliano-Rossano e Cariati. Il territorio calabrese è da mesi interessato da una siccità prolungata, dovuta alla scarsità di precipitazioni registrata negli ultimi anni. Le stagioni autunnali e invernali del 2023, insieme alla primavera del 2024, hanno registrato piogge nettamente inferiori alla media, aggravate da temperature particolarmente elevate. Questa combinazione ha determinato un drastico calo dei deflussi idrici superficiali e un’insufficiente ricarica delle falde acquifere, riducendo la disponibilità d’acqua per la popolazione e le attività produttive. Il problema non è limitato solo all’uso domestico. La crisi colpisce anche il settore agricolo, con conseguenze significative sull’irrigazione delle colture, già fortemente compromesse. Secondo l’Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici del distretto idrografico dell’Appennino meridionale, lo stato di “severità idrica alta” è stato dichiarato per il comparto potabile nelle zone colpite, mentre il comparto irriguo soffre una carenza diffusa su tutto il territorio regionale.
L’intervento del governo
Data la gravità della situazione, il Consiglio dei Ministri ha ritenuto necessario ricorrere allo stato di emergenza, uno strumento che permette di agire con mezzi straordinari e in deroga alle normali disposizioni legislative per affrontare la crisi. Nella delibera, si evidenzia l’impossibilità di risolvere la situazione con i soli mezzi ordinari, a causa della sua estensione e intensità. Per i primi interventi, sono stati stanziati 6,9 milioni di euro dal Fondo per le emergenze nazionali. Questi fondi saranno utilizzati per misure urgenti, come il ripristino degli approvvigionamenti idrici e il miglioramento delle infrastrutture esistenti. L’attuazione degli interventi sarà gestita tramite ordinanze della Protezione Civile, in collaborazione con la Regione Calabria. Il perdurare della crisi idrica ha gravi ripercussioni sulla vita quotidiana della popolazione. Molti comuni stanno già adottando misure restrittive per l’uso dell’acqua potabile, limitando il consumo per usi non essenziali. Tuttavia, l’impatto più pesante si registra nel settore agricolo, che dipende fortemente dalle risorse idriche per l’irrigazione delle colture, in una regione tradizionalmente legata all’agricoltura e alla pastorizia. La mancanza d’acqua non è solo un problema economico, ma anche una questione di salute pubblica. La riduzione delle riserve idriche potrebbe compromettere l’igiene e la sanità, specialmente in contesti dove le infrastrutture idriche sono già fragili.
La risposta locale e le prospettive future
Le amministrazioni locali stanno già mobilitandosi per fronteggiare l’emergenza. In molti comuni colpiti sono state attivate campagne di sensibilizzazione per incoraggiare un uso più parsimonioso dell’acqua da parte dei cittadini. Alcune zone rurali, in particolare, stanno subendo interruzioni frequenti nella distribuzione idrica, con gravi disagi per la popolazione. Purtroppo, le previsioni meteo non lasciano sperare in un miglioramento a breve termine. Si teme che la crisi possa prolungarsi nei prossimi mesi, rendendo necessari ulteriori interventi sia a livello locale che nazionale. Il governo e la Protezione Civile sono chiamati a monitorare costantemente la situazione per attuare nuove misure in caso di peggioramento della situazione.