Autonomia Differenziata, Rapani: «Il testo è stato migliorato: un’opportunità per il Sud»

L’intervista a Ernesto Rapani di Antonino Schilirò, Wordnews.it

La riforma sull’autonomia differenziata è stata approvata anche alla Camera nella notte del 19 giugno, dopo un lungo iter fatto di scontri prevalentemente politici. È favorevole o contrario? Perché?

La riforma è stata approvata in prima lettura al Senato, di cui faccio parte come Senatore, e ho votato favorevolmente il provvedimento, riconoscendone la validità. Abbiamo modificato il testo rispetto alla versione originale, rendendolo più adeguato.

Che valutazione generale dà al Ddl Calderoli?

Avendo recepito le modifiche proposte da Fratelli d’Italia, ritengo che il testo sia stato migliorato sia nella forma che nella sostanza, diventando un’opportunità per il Sud.

C’è chi dice che, per primi, questa legge l’ha voluta il centrosinistra con il Titolo V della Costituzione nel 2001. È giusta questa analisi?

Non è solo giusta, è la pura verità. Il centrosinistra ha modificato il Titolo V della Costituzione tramite un referendum. Lo stesso PD, al governo con M5S e Lega, aveva previsto e scritto tra le priorità, nel punto 20 dell’accordo di governo, l’attuazione dell’autonomia differenziata. Inoltre, tra le prime regioni a chiedere il trasferimento delle funzioni e quindi l’attuazione dell’autonomia differenziata ci sono l’Emilia Romagna, governata da Bonaccini, e la Campania, governata da De Luca, entrambe di centrosinistra.

Il Titolo V riformato nel 2001 afferma il principio di sussidiarietà verticale, non solo tra Stato e Regioni, ma tra Regioni, Città Metropolitane, Province e Comuni. Tale sussidiarietà, in linea di principio, oltre a venire incontro alle specificità dei territori, dovrebbe avvicinare i servizi ai cittadini, dando loro un maggior controllo su come vengono spesi i soldi delle tasse da essi pagate. Ritiene che tale principio sia valido, ben espresso dall’attuale Titolo V e, infine, ben rispettato dal Ddl di attuazione? Se no, perché?

Il principio è ben rispettato, principalmente perché tra le modifiche richieste ed ottenute da Fratelli d’Italia c’è un articolo specifico che parla della perequazione tra cittadini e regioni.

Titolo V nel 2001 voluto dal centrosinistra e criticato dal centrodestra, e Ddl Calderoli oggi voluto dal centrodestra e criticato dal centrosinistra. Non si corre il rischio che il tutto si concluda solo come una mera opposizione politica mettendo da parte i veri bisogni dei cittadini?

Le strumentalizzazioni non portano da nessuna parte, anzi, discreditano chi cambia idea o critica solo per partito preso. Noi, a tutela degli italiani, dal nord al sud, ci siamo posti il problema e ci siamo adoperati mettendo nero su bianco a tutela dell’Italia, che deve essere unica e indivisibile, e dei cittadini, che non possono essere di serie “A” e di serie “B”.

Diversi sindaci hanno fatto appelli o pressioni alle Regioni (vedi caso Calabria) per impugnare la legge sull’autonomia differenziata dinanzi alla Corte Costituzionale. Che cosa ne pensa?

Sarebbe come lanciare una palla contro un muro di gomma. Ricordo ai sindaci che, purtroppo, ignorano il testo del disegno di legge e agiscono solo per partito preso che il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel firmare il testo approvato dalle Camere, ha dichiarato che la firma è stata apposta dopo aver verificato l’inesistenza di profili di incostituzionalità.

Andiamo ai Lep, perché è qui che la maggior parte del panorama politico si spacca: c’è chi afferma che sarà più dannoso per le regioni del sud e chi dice che sarà un aiuto concreto e che finalmente farà mettere tutte le Regioni d’Italia sullo stesso livello. Quale dei due casi è giusto secondo lei e perché?

Per avere una risposta chiara e concreta basta leggere l’art. 3 del disegno di legge, che dice chiaramente che i LEP dovranno essere uguali per tutte le regioni d’Italia.

C’è chi afferma, però, che con l’autonomia differenziata di risorse ce ne saranno sempre di meno…

Chi afferma ciò ignora che l’art. 4 del disegno di legge dice chiaramente che una volta individuati i LEP, che dovranno essere uguali per tutte le regioni d’Italia, gli stessi devono essere finanziati con regolari decreti attuativi. Ciò significa che, una volta determinati i LEP, si conoscerà il costo degli stessi, si finanzieranno con apposito decreto e poi successivamente si potranno trasferire le funzioni alle regioni.

Ma secondo lei bastano questi LEP a garantire diritti di cittadinanza uguali per tutti?

I LEP, essendo i Livelli Essenziali di Prestazione, sono l’unica garanzia per i cittadini. E, prevedendo l’art. 3 che devono essere uguali per tutti i cittadini, quale garanzia migliore si potrebbe avere?

Andando al tema sanità, tema così delicato nel nostro paese, che impatto avrà questa legge proprio sulla sanità?

Non solo la sanità, ma anche trasporti e infrastrutture saranno settori che sicuramente beneficeranno di questa legge. Proprio perché avranno i LEP riferiti ai cittadini, ci saranno le risorse con le quali verranno finanziati i LEP. Le stesse non verranno più trasferite secondo la spesa storica, bensì secondo il fabbisogno standard.

Trova aspetti critici in questo Ddl? Se sì, quali e perché?

Nessuno.

A conti fatti qual è il vero scopo di questa manovra?

Dare seguito a quanto previsto nel programma elettorale sottoposto ai cittadini.

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