Il difficile confine tra il diritto alla vita e la tormentata decisione di staccare la spina per i malati terminali o in stato vegetativo. Prosegue la battaglia popolare dell’Associazione Luca Coscioni che sta continuando la raccolta di firme per un progetto di legge di iniziativa popolare di rifiuto di trattamenti sanitari e liceità dell’eutanasia. 4 articoli normativi in cui si afferma che ogni cittadino può rifiutare l’inizio o la prosecuzione di trattamenti sanitari, nonché ogni tipo di trattamento di sostegno vitale o di terapia nutrizionale. Paola Barillà è una giovane attivista dell’associazione Coscioni, vive a Reggio Calabria, crede fermamente in questa battaglia e porta avanti le ragioni di una lotta contro sofferenza. Gira in lungo e in largo la Calabria e, domenica scorsa, si è recata a Corigliano-Rossano (Piazza B. Le Fosse) per la prosecuzione delle attività. «Si tratta di portare avanti dei principi di libertà e di poter consentire alle persone di poter scegliere della propria vita fino alla fine, senza necessariamente trasferirsi in altri Paesi con tanto di aggravio dei costi». I risultati finora raggiunti hanno superato ogni aspettativa: ben 800mila firme raccolte, rispetto alle originarie previsioni di 500mila.