Giustizia: la commissione Vietti continua a parlare di tagli. Nel mirino corti d’appello e tribunali. A rischio quello di Palmi, ma non solo da escludere altri presidi. Ci sono, tuttavia, spiragli riguardo l’eccessiva alterazione dei criteri discrezionali adottati dal legislatore dell’ambito del D.Lgv. 7.09.2012 n.155, a seguito del quale si è determinato l’accorpamento del Tribunale di Rossano al Tribunale di Castrovillari. Criteri altamente discutibili e sui quali c’è chi vorrebbe ricorrere ai ripari. I presidi soppressi senza una valida dote motivazionale sono: Rossano e Sala Consilina. Scelte assurde, che possono essere adottate solo da chi o non conosce il territorio o agisce in malafede. Ancora oggi si fa fatica a fare chiarezza su cosa sia potuto accadere in quella fase. Lo Stato mantiene un atteggiamento ostile, non vuole andare oltre. Non ha voglia di scoprire le ragioni del perché sia stato chiuso Rossano e non Paola o Castrovillari. Le istituzioni tacciono. E spesso scaricano sulla politica, come i codardi. Tutto è politica, anche il malaffare. Quindi anche in presenza di reati commessi si sorvola. Una mentalità di comodo per chi vive di intrallazzi. Di certo, tra gli umori dei cittadini, iniziano a trapelare segnali di intolleranza. Sembra uno Stato dai due pesi e dalle due misure: da un lato si arrestano poveracci per furti di arance, dall’altro i faccendieri che scorazzano a bordo di yacht in lungo e in largo. E non è populismo, ma solo uno spaccato amaro della società. In questo non aiuta l’atteggiamento del Sen. Enrico Buemi, che molto ha fatto nel portare avanti le ragioni di Rossano, nell’esaltare il “marcio” nascosto dietro l’ipotesi di carte false. Ma se si tratta di formalizzare una denuncia in procura, risponde che non è amante della politica da “carta bollata”. Il fatto che non abbia dato seguito a una denuncia formale non ha aiutato molto alla causa. Questo vuoto è stato, tuttavia, supplito da esposti/denuncia presentati nel 2014 da un gruppo di avvocati e amministratori che hanno sapientemente illustrato le ragioni poi portate avanti da Buemi politicamente. Ma, nonostante le denunce anche formali, nulla si muove.
E d’altronde che il sistema sia inquinato lo dimostrano le dichiarazioni rese dal sindaco di Lamezia Gianni Speranza che in una sorta di confessione alla stampa mise in luce il meccanismo che portò l’allora ministro Severino a salvare il tribunale di Lamezia. Tra ingerenze e conoscenze romane. E’ un po’ quello che è accaduto nel famoso gioco delle tre carte tra Rossano, Castrovillari e Paola. Un metodo che non può essere ammesso in uno Stato che si proclama di “diritto”. Non avviare una stagione di chiarezza e di trasparenza è segno di connivenza. Volgere le spalle a tutto questo significa abilitare le nuove generazioni a fare altrettanto. Ormai tutti sanno come e perché è stato chiuso il tribunale di Rossano, solo gli organi dello Stato fanno finta di non sapere. E il leit motiv dominante nel territorio è e rimane: un’autentica vergogna.