ROSSANO La vertenza dell’assistenza ai disabili nelle scuole è andata a buon fine, fortunatamente. L’accordo è stato raggiunto nelle ultime ore alla presenza dei rappresentanti sindacali (Cgil-Cisl-Uil-Usli), i legali dei lavoratori (Avvocati: Vincenzo Varcasia, Patrizia Straface e Giuseppe Tagliaferro), oltre alle presenze di Giuseppe Guido e Andrea Ferrone (CGIL), Luciano Campilongo (UIL), Pierpaolo Lanciano, Michele Tempo e Salvatore Accroglianò (CISL). Si tratta di un contratto a tempo indeterminato ciclico. Dopo una serie di denunce, minacce e, talvolta, anche ricatti si è giunti a conclusione. Ma qual è il messaggio terrificante che viene trasmesso all’esterno? Che quando si promuovono azioni eclatanti si arriva a soluzione. E’ quasi come se s’incitasse alla violenza. Paradossale è quel che accade in Viale Sant’Angelo nel cui quartiere capita di sovente il problema della carenza d’acqua. Bene, appena i residenti bloccano la strada innalzando con forza la voce della legittima protesta, ecco che come d’incanto si risolve il problema e torna l’acqua. Per non parlare dell’annosa vertenza dei lavoratori dell’indotto della centrale termoelettrica Enel. Qui il fenomeno si amplifica ed è quasi cronico. Anni o mesi di finti silenzi, poi appena esplode la rabbia delle maestranze qualcosa inizia a muoversi timidamente. L’ultima conferma arriva dai quattro lavoratori saliti su una delle due ciminiere. Appena dopo si sono ottenuti: incontro con il sindaco, poi in prefettura e infine tavolo a Lamezia. Insomma chi sta fermo poco o nulla ottiene. Occorre scendere in piazza e farsi sentire. Le assistenti fisiche hanno raggiunto il risultato anche per queste ragioni. Altrimenti non si spiega il motivo per cui nessuno alza un dito a sostegno dei 18 lavoratori della cooperativa di vigilanza “C.V.N” i quali, dopo la chiusura del tribunale di Rossano, si son visti costretti ad avviare le procedure di scioglimento dell’impresa. Eppure, la loro posizione, è ben più grave finanche degli assistenti fisici, poiché si tratta di padri di famiglia, monoreddito e senza un futuro. Per loro la situazione esploderà a marzo del 2017, quando cesserà il sussidio della disoccupazione. Su questa annosa e complessa vertenza tutto tace. Forse perché dall’altra la controparte si chiama Stato? O perché occorre chiamare in causa il Governo, il ministero della giustizia? Quando è in gioco la vita delle persone la mobilitazione è un fatto obbligatorio a prescindere da chi ci sia dall’altra parte. Stupisce, a tal riguardo, il silenzio delle organizzazioni sindacali, confederali e di base. Non è necessario avere degli iscritti per scendere in piazza a difesa di chi è senza lavoro. Tuttavia il silenzio non coinvolge le sole sigle sindacali, anche la partitocrazia e i movimenti, nonché l’amministrazione comunale. Quei 18 lavoratori è come se fossero figli di nessuno. Probabilmente il tema non è appetibile alla politica locale perché non si può speculare elettoralmente, mentre altri forse temono le reazioni sottili di quegli stessi poteri di Stato che hanno sancito la chiusura del Tribunale di Rossano. Comportamenti che sanno di povertà intellettuale. Il risultato è il grave messaggio che si trasmette alle nuove generazioni alle quali in sostanza si dice “ per ottenere qualcosa incatenatevi”. Aspetto ancor più raccapricciante è la solitudine di quei 18 lavoratori.