In Calabria la Convenzione di Istanbul “Sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica” è inapplicata e resa inefficace da norme contraddittorie e da una legislazione regionale vecchia e superata.
Il femminicidio di Sonia Lattari, uccisa in casa, non è un fatto privato di famiglia o della comunità di Fagnano Castello, ma riguarda soprattutto i calabresi tutti, uomini e donne.
In Calabria non esistono funzionali Reti Antiviolenza Territoriali, nei comuni non si sviluppano vere politiche di genere, negli ospedali non sono applicate le linee guida dei “Percorsi per le donne vittime di violenza”, nei tribunali si continua a vittimizzare ulteriormente le donne, le risorse economiche per il sostegno alle donne e ai servizi specialistici (Centri Antiviolenza e Case Rifugio) sono risibili.
Alle donne è negato il diritto alla protezione, alla inviolabilità del corpo, alla libertà.
La Convenzione di Istanbul delinea un sistema organico, integrato e globale di contrasto alla violenza sulle donne, che in Calabria è sconosciuto.
Sonia Lattari poteva essere salvata, come le altre vittime di femminicidio, invece è l’ennesima vittima di un sistema culturale ed istituzionale di colpevolizzazione delle donne che di fatto è rimasto immutato. I femminicidi non sono eventi imprevisti ed imprevedibili, frutto di un attimo di follia o di un raptus incontrollato. Sono la tragica conseguenza di una cultura di disparità di genere e di istituzioni inefficaci.
Associazione Mondiversi onlus-Centro Antiviolenza Fabiana