Festival Corigliano Fotografia, polemiche inutili e anacronistiche

corigliano fotografia

La XVI edizione del festival Corigliano Calabro Fotografia si è conclusa e con essa sono andati via i numerosi fotografi e appassionati che in questi giorni sono stati ospitati a Corigliano per il grande evento. Tra sabato 25 e domenica 26 agosto, nel suggestivo Castello Ducale, si sono avvicendate interessanti presentazioni di libri di autorevoli autori del mondo della fotografia. Sono stati letti i portfoli fotografici dai maggiori esperti provenienti da ogni parte d’Italia. In tanti hanno approfittato dei corner espositivi installati da Fujfilm per provare gratuitamente prestigiose fotocamere di ultima generazione. I workshop nei quali è stato possibile confrontarsi e imparare nuove tecniche e tante nozioni hanno reso questo festival un vero e proprio strumento culturale a tutto campo. Di tutto questo, rimangono le diciassette mostre inaugurate sabato 25 agosto: c’è la possibilità infatti di visitarle ancora fino al mese di ottobre.

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Corigliano Calabro Fotografia negli anni ha ospitato oltre 150 autori tra i più grandi fotografi contemporanei, come Gianni Berengo Gardin, Mimmo Jodice, Ferdinando Scianna, Franco Fontana, Gabriele Basilico, Francesco Cito, Francesco Zizola, Monika Bulaj.

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Il legame con il territorio è imprescindibile: molti di loro, secondo la propria forza espressiva, hanno raccontato, grazie al sapiente uso delle lenti professionali, Corigliano e i suoi colori. Non è un caso infatti che, per la XVI edizione, grazie tra l’altro all’intercessione della Camera di Commercio di Cosenza, presieduta da Klaus Algieri, il Festival si arricchisce di un prestigioso riconoscimento per la cura e l’attenzione riservata alla propria terra: l’inserimento tra gli eventi del calendario dell’Anno Europeo del Patrimonio Culturale 2018.

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Che l’iniziativa, organizzata dall’associazione Corigliano per la Fotografia sotto la direzione artistica del presidente Gaetano Gianzi, sia di alto livello non c’è bisogno di specificarlo. A parlare sono la storicità di ben 16 anni di esistenza e le opinioni rilasciate nel tempo da diversi esponenti del mondo editoriale e della fotografia italiana e internazionale.

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Dispiace pertanto che, all’indomani della cerimonia conclusiva dell’evento, siano state elevate inutili polemiche circa l’utilizzo del Piazzale Mario Candido, già Piazzale delle Armi, del Castello per l’esecuzione di un concerto di musica rock. La scelta del momento musicale finale è ricaduta su tale gruppo ‒ i Doctor Funk  ‒ per la volontà di offrire uno spettacolo che fosse vicino al pubblico giovanile, il quale avrebbe potuto cogliere tale occasione per partecipare al Festival e visitare il Castello.

Ci si stupisce, tra l’altro, del fatto che tali polemiche nascano solo oggi in maniera gratuita quando invece in passato più e più volte la struttura è stata teatro di spettacoli musicali di generi diversi (vedi la stagione musicale del White Castle di quest’anno o la quarta tappa del Maggio Europeo) e di feste private varie come compleanni.

Inoltre, si ritiene che sia un atteggiamento anacronistico quello di isolare alcune espressioni artistiche a discapito di altre, non riconoscendo a tutte lo stesso valore culturale. Guai a essere i nuovi inquisitori, altrimenti niente di nuovo questa terra potrebbe essere libera di creare.
Rimarcando la totale cura avuta per tutte le parti strutturali del Castello nei giorni del Festival, si ribadisce la forte convinzione che un bene di tale prestigio storico debba essere utilizzato dalla cittadinanza per tutte le manifestazioni che portino gioia e bellezza… agli adulti, ai ragazzi e ai bambini, nessuno escluso.

(comunicato stampa)

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