REGGIO CALABRIA – Il Monitoraggio delle Politiche di Coesione Programmazione 2014 – 2020 del Mef, Ispettorato Generale per i Rapporti Finanziari con l’Unione Europea sui fondi europei, parla chiaro. E cristallizza una Calabria all’ultimo posto in Italia, dietro tutte le altre regioni, anche meridionali, per quanto riguarda la capacità di programmazione e di spesa.
Dati impietosi che ci danno l’esatta portata di un fallimento che coinvolge la politica che governa la Regione, incapace di programmare il futuro della Calabria, e travolge i nostri giovani, le nostre imprese, le nostre comunità.
Le cifre che potremmo perdere sono da capogiro: entro il 31 dicembre 2023 dovrà essere certificata, infatti, una ulteriore spesa pari a circa 613 milioni di euro, che tendendo contro dell’attuale tasso di cofinanziamento corrisponde ad una spesa complessiva di 777 milioni di euro.
La cosa più preoccupante sono gli assi di interesse che restano fuori dalla spesa dei fondi europei. Speso solo il 26% per l’Inclusione Sociale, un misero 7,9% Inclusione Fse, il 41% per la Tutela e valorizzazione patrimonio ambientale e culturale, solo il 43% Efficienza energetica e mobilità sostenibile e il 37% promozione della ricerca e dell’innovazione. Interi settori, tra cui alcuni anche di particolare importanza visto il periodo storico, come quello che riguarda l’efficientamento energetico, abbandonati, bistrattati da una politica regionale che ancora non è riuscita a risolvere i problemi burocratici che rallentano la pubblicazione dei bandi dei fondi europei e il loro corretto e repentino svolgimento.
Adesso, dopo oltre un anno dall’insediamento della nuova giunta, le parole di Occhiuto che avrebbe “voluto lasciare all’Italia una Calabria che non si aspetta”, risuonano vuote. Come le politiche che da Roma stanno interessando il mezzogiorno d’Italia.
Comunicato Stampa