Gioco perverso tra adolescenti consumato in ambiente scolastico. Il mondo è quello dei minori: l’età oscilla tra i 13 e i 15 anni. Lo strumento è una foto hard sul telefonino fatta circolare su WhatsApp e usata come elemento di ricatto per ottenerne altre. Poi l’intervento significativo dei genitori della presunta vittima che ha evitato la degenerazione. La procura della repubblica presso il tribunale dei minori ha aperto un’inchiesta ed avviato le relative indagini da poco concluse. Il giovane, difeso dall’avvocato Giovanni Scatozza, dovrà rispondere dell’accusa di tentato delitto continuato. Il fascicolo è in mano al sostituto procuratore Michele Sessa.
I fatti si consumano nel marzo del 2016.
Il dato che deve far riflettere è la tipologia delle azioni e gli effetti che ne possono scaturire. Da qui la necessità di intervenire prontamente in situazioni del genere: in primo luogo la famiglia, quindi i genitori, poi le istituzioni scolastiche e l’autorità giudiziaria. Infine le persone esterne a una vicenda che vengono a conoscenza di atti del genere. L’antidoto è e deve essere l’immediato intervento. Uno degli episodi che ha fatto discutere e non poco, seppure con epilogo e dinamiche decisamente diverse, è il suicidio di Tiziana Cantone, la ragazza napoletana che decise di togliersi la vita impiccandosi con un foulard nella sua casa in provincia di Napoli. Il tutto perché non resse alla vergogna di un video porno finito in rete e diventato subito virale.
La giovane per mesi fu protagonista assoluta della rete per dei suoi filmati hard, senza che lei ne sapesse niente. Immagini circolate su WhatsApp , su Facebook, Twitter e YouTube. Filmini girati da un telefonino. Un’esperienza drammatica culminata della morte di una 31enne e che testimonia la delicatezza di tali avvenimenti.