Fusione Cosenza-Rende-Castrolibero: tra opportunità e resistenze, il futuro dell’area metropolitana in bilico | VIDEO

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Il dibattito sulla possibile fusione dei comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero continua a tenere banco in Calabria, con nuove posizioni espresse da esponenti politici regionali. Tra queste, quella del consigliere regionale jonico Giuseppe Graziano, che ha recentemente ribadito l’importanza di un processo di dialogo tra i comuni coinvolti, sottolineando che la legge che promuove la fusione è già stata presentata un anno e mezzo fa. Graziano ha evidenziato come la legge dia tempo fino al 2027 ai comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero per discutere e valutare l’opportunità di una fusione, unendosi non solo attraverso idee comuni, ma anche mediante la condivisione di servizi. «Credo sia giusto – ha affermato – accogliere l’idea di dare 3-4 anni di tempo per poter armonizzare al meglio i processi». La fusione, per Graziano, deve essere un processo partecipato e ponderato, in grado di rispondere alle esigenze dei cittadini e delle rappresentanze politiche locali. Tuttavia, il consigliere ha ricordato l’importanza del referendum consultivo, un passaggio importante che darà voce alla popolazione. Anche se tecnicamente non vincolante, Graziano ha sottolineato che il risultato del referendum non può essere ignorato e dovrà essere tenuto in debita considerazione dalle autorità decisionali. Il percorso verso la fusione richiederà quindi un’accurata valutazione e un confronto continuo, sia tra i comuni che con i cittadini.

«Se la città unica si deve fare, dipenderà molto dall’esito del referendum», ha ribadito Graziano. Che è tra i firmatari della legge. «A differenza della fusione tra Corigliano e Rossano, che ha avuto accesso a circa 30 milioni di euro, per l’area di Cosenza-Rende-Castrolibero si parla di fondi pari a 150 milioni di euro. «Una cifra decisamente importante», ha sottolineato Graziano, che potrebbe rappresentare un’occasione unica per lo sviluppo infrastrutturale e sociale della zona». Uno dei principali punti di forza della fusione sarebbe la creazione di un’area metropolitana integrata, non solo sotto il profilo territoriale, ma anche in termini di servizi ai cittadini. Graziano ha fatto riferimento alla possibile nascita della facoltà di medicina e di un nuovo ospedale, come già ipotizzato dal presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, con uno studio di fattibilità che vede l’area di Arcavacata come luogo ideale. Nonostante l’entusiasmo per i fondi e i progetti futuri, Graziano riconosce che esistono anche posizioni contrarie alla fusione. Le ragioni degli oppositori sono molteplici e vanno dall’identità territoriale alla riduzione del numero di amministratori locali. Attualmente, i tre comuni hanno tre sindaci e 90 amministratori in totale, ma con la fusione si passerebbe a un unico sindaco e 30 amministratori. Questo cambio di governance potrebbe influire sulle dinamiche politiche interne e preoccupare alcuni ambienti. Tuttavia, Graziano auspica che il referendum consultivo, previsto per il 1 dicembre, venga accompagnato da una campagna elettorale leale, dove tutte le parti in gioco possano esprimere liberamente le proprie opinioni, senza forzature. L’esito del ricorso al TAR, previsto per novembre, chiarirà se il referendum si terrà come pianificato.

 

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