La normativa vigente, dunque, è chiara; i contributi per la fusione di comuni hanno dei limiti, a suo tempo previsti dal legislatore (che non ha affatto cambiato le regole giuridiche in corso d’opera); ma essi sono direttamente proporzionali agli stanziamenti previsti nel bilancio dello Stato. Ed è proprio questo il punto controverso. Il ministero dell’interno nell’erogazione dei contributi per il 2019 ai comuni fusi non ha adeguato la dotazione finanziaria all’accresciuto numero delle fusioni, determinando come effetto un taglio considerevole ai finanziamenti che i comuni fusi si attendevano in termini di contribuzione straordinaria decennale. Lo scorso anno lo Stato aveva messo a disposizione 47.549.370,00 euro più 1.107.729,39 euro, a fronte di 67 fusioni realizzatesi. Nel 2019 il ministero
dell’interno ha messo a disposizione 46.549.370,00 euro, a fronte di 94 fusioni complessivamente attivate, non incrementando la disponibilità finanziaria, che avrebbe dovuto, invece, tenere conto delle nuove 27 fusioni attivate, determinato come conseguenza una decisa sforbiciata ai trasferimenti attesi dai comuni e mettendo in seria difficoltà gli amministratori comunali che avevano confidato sulla certezza del dovuto, anche sula base del fatto che fino al 2018 i patti governo-enti locali erano stati sempre rispettati in tema di fusione di comuni. Eppure, l’ex ministro dell’economia Padoan, aveva previsto tutto ciò, atteso che in sede di redazione della legge di bilancio 2019 aveva presentato un emendamento con il quale chiedeva l’aumento della dotazione finanziaria per la fusione di comuni; emendamento bocciato, ovviamente.
Ciò detto, il governo Gentiloni, con il D.L. n. 50/2017 aveva disposto nell’ambito del «Fondo di solidarietà comunale» la costituzione di un accantonamento di 25 milioni di euro che a decorrere dal 2022 sarà destinato ad incremento delle risorse destinate all’erogazione del contributo straordinario previsto per i comuni che danno luogo alla fusione, o alla fusione per incorporazione (fino a tale data, l’accantonamento viene, invece, destinato ai comuni che, a seguito dell’applicazione dei criteri perequativi di ripartizione delle risorse del Fondo medesimo, presentino un differenziale negativo tra la dotazione netta delle risorse ad essi attribuite rispetto all’ammontare delle risorse storiche di riferimento). A questo punto occorre fare in modo che il ministero dell’interno riveda quanto fatto finora con riguardo ai contributi 2019 e incrementi (cosa possibile) la dotazione finanziaria a disposizione, perché la fusione di comuni, a mio avviso s’intende, è utile non solo agli enti locali territoriali interessati, ma anche allo Stato. Nel frattempo, è inevitabile che vi sia negli amministratori e nelle comunità che hanno creduto nella fusione di comuni una buona dose di preoccupazione, come nel caso del nuovo comune di Presicce-Acquarica, istituito a partire dal 15 maggio 2019 con legge regionale n. 2/2019 o come nel caso dei sindaci dei comuni del nord Salento, Campi Salentina, Squinzano e Trepuzzi, i cui comuni hanno appena concluso lo studio di fattibilità, teso alla loro possibile fusione istitutiva di un comune di circa quarantamila abitanti; anche se sono in molti a ritenere che i giochi non siano da ritenere conclusi.
Martignano 28 giugno 2019 Luigino SERGIO Membro Staff Tecnico FCCN
“Fusione Comuni Coordinamento Nazionale”