Il giovane Vescovo, che Papa Francesco ha voluto mettere alla guida dell’antica Diocesi calabrese, sa già molto di noi, della nostra storia, dei problemi che affliggono il territorio e delle enormi potenzialità della gente che vi abita. Sta a ciascuno, però, dare il proprio contributo per farlo sentire pienamente informato, accolto, amato, ricevuto in famiglia. I giuristi cattolici della locale sezione manifestano la loro soddisfazione in questo particolare momento e avvertono una piena sintonia rispetto a quanto espresso da Mons. Aloise nella Sua prima lettera ai fedeli del 20 marzo 2021. «Nessuno può affrontare la vita in modo isolato»: queste parole segnano l’inizio della relazione tra il nuovo Pastore e le sue pecore. Dietro questa frase di disarmante semplicità c’è tutta la filosofia di un apostolato da realizzare e tutta la rilevanza di un concetto fin troppo caro ai giuristi. L’invito di Mons. Aloise a stare insieme è un’esortazione ad essere, sempre e fino in fondo, “comunità”. Il primo segmento della lettera pare ai giuristi cattolici un’intensa rimeditazione del noto saggio di Bauman, il quale, nel contributo Community, costruisce la comunità come strumento per raggiungere la sicurezza in un mondo fondamentalmente insicuro. E proprio in tempi nei quali l’insicurezza ha assunto – a causa della pandemia – un significato inedito, hanno un valore pregnante taluni passaggi del testo di Mons. Aloise.
Il diritto, creazione di norme regolatrici di rapporti umani, ha un senso se esiste una comunità da guidare, dirigere, promuovere. Fuori dalla comunità si è monadi incapaci di comunicare, si è individui ripiegati su stessi e alla ricerca di una felicità effimera, limitata, illusoria.
Il punto 2 della lettera del Vescovo Aloise svela, poi, all’UGCI e a tutte le realtà associative della Diocesi il segreto e la vera ragione dell’esistere e dell’operare: il Pastore può portare sulle spalle il “peso” delle proprie responsabilità, se ognuno non “disdegna” di recare con sé l’onere dei propri impegni, al servizio degli altri e di se stesso. Vivere in gruppi o in movimenti significa farsi carico di funzioni e compiti che non possono essere declinati.
I giuristi cattolici intendono fare di questa indicazione una vera e propria linea di azione, per operare incisivamente nella realtà cittadina.
Tra le righe della lettera, i giuristi cattolici scorgono, con gradita sorpresa, il deciso richiamo alla tenerezza, quale via per ascoltare la fragilità, ogni forma di fragilità esistenziale.
Per il giurista, ed in particolare per il giurista cattolico, non è fuorviante l’appello alla mitezza. Anzi, in tempi nei quali le debolezze umane sembrano farsi più marcate a causa della pandemia, è proprio il diritto a dover riscoprire il suo volto umano, è proprio questo a dover essere mite ed incline ad interpretare i bisogni più stringenti dell’uomo. Senza mai rinunciare al compito ordinante e promozionale che gli è proprio, il diritto può abdicare alla sua più rigida funzione sanzionatoria, nella più ampia prospettiva di assicurare protezione e cura.
Allora, sembrano già pronte le basi per edificare, sulla scia del percorso già tracciato, strade sicure da percorrere insieme, singoli e gruppi, religiosi e laici, Vescovo e fedeli.
Monsignor Aloise, benvenuto fra noi!
Comunicato Stampa della Prof.ssa Anna Lasso, Presidente UGCI Corigliano-Rossano-Cariati