Angelo (1.1.1989-29.10.1918), combatté nella Grande Guerra col grado di sottotenente e nell’ottobre 1918 venne ucciso nel corso di un violento scontro con gli austriaci in località Costabella di Collalbrigo, nei pressi di Conegliano. In seguito al suo eroismo gli venne conferita una della quattordici Medaglie d’Oro assegnate a combattenti della sua classe, mentre il comune di Conegliano deliberò di dedicargli una delle vie centrali del nuovo comprensorio coneglianese.
Questa è stata la motivazione della decorazione: “Chiesto ed ottenuto il comando della pattuglia di punta, composta da cinque arditi, alla testa di essa precedeva il proprio reparto d’assalto. Avuto sentore della presenza di imprecisate forze nemiche in un fabbricato, dopo averne mandato sollecito avviso al proprio comandante, risolutamente e per primo si slanciava nel fabbricato stesso, affrontando con insuperabile audacia, a colpi di bomba a mano, i difensori di gran lunga più numerosi. Alla violenta reazione di questi, impegnava, insieme coi suoi, una accanita mischia, corpo a corpo, abbattendo un ufficiale avversario. Pugnalato a sua volta, continuava disperatamente, coi suoi arditi, nella strenua ed impari lotta, mettendo fuori combattimento numerosi nemici, finché crivellato di colpi, gloriosamente cadde, fulgido esempio di eroico valore”.
Tutt’altra storia quella del fratello Giovanni (21.10.1911-17.1.1976). Nel 1913 la famiglia paterna si trasferì a Mantova, città della madre, e qui Giovanni frequentò le scuole tecniche mentre nel pomeriggio andava a bottega da un elettrauto dal quale imparò il mestiere. Nel 1929 Giovanni si spostò a Milano dove divenne un elettrauto molto richiesto sulla piazza meneghina e qualche anno dopo aprì la sua officina che divenne anche licenziataria del marchio Bosch per la città.
Nel 1938 si sposò con la veronese Amina Troiani dalla quale ebbe la figlia Giuliana che però morì dopo qualche anno per una grave malattia. Nel ’46 e nel ’48 nacquero i due figli maschi che, da buon calabrese, Giovanni chiamò come i fratelli: Angelo – l’eroe della prima guerra mondiale – e Achille. A rinnovare il nome del padre Giuseppe avevano già provveduto i suoi fratelli.
Nel 1946 Giovanni, in un’Italia uscita dalla guerra dove le motociclette rappresentavano il mezzo più diffuso in quanto alla portata di tanti, decise di dedicarsi alla costruzione di moto e così fondò la Società “Moto Parilla” utilizzando nel marchio il proprio cognome senza il raddoppio della “r” al fine di renderlo foneticamente più scorrevole.
Le moto Parilla cominciarono a farsi apprezzare dal mercato e iniziarono a partecipare a competizioni nazionali e internazionali ottenendo importanti successi. Nel 1947 la Parilla conquistò la sua prima vittoria a Lugano e successivamente a Monza nel campionato di seconda categoria. Nel 1959 Giovanni insieme all’ing. Cesare Bossaglia realizzò il primo motore al mondo a valvola rotante per go kart che venne commercializzato principalmente negli Stati Uniti con il nome “Thunderbolt”, traduzione della parola italiana saetta. Nel frattempo la Parilla procedeva con successo nella produzione di moto e nella partecipazione a competizioni sportive. Così nel 1957 con la sua 175 cc Gran Sport vinse il quinto giro motociclistico nazionale avendo come pilota Giuseppe Rottigni. A sua volta la 125 di cilindrata, moto leggera da turismo, si impose sul mercato per la sua versatilità.
Dopo il 1961, lasciata la Parilla, Giovanni continuò a dedicarsi alla costruzione dei motori per go kart e fondò la Fimas (Fabbrica italiana motori a scoppio).
Nel 1968 si ritirò lasciando l’attività nelle mani dei figli Angelo e Achille, che valorizzarono la produzione dei kart, con il noto marchio Dap, fabbricando sia motori che telai e diventando la prima azienda nel mondo in questo settore.
Nel 1996 venne invece fondata la società ItalSistem s.r.l. per fornire servizi e soluzioni tecnologicamente all’avanguardia nei settori dell’Ingegneria ed IT.
Nel 1976 morì Giovanni Parrilla dopo che aveva progettato un nuovo motore a 4 cilindri.
Il 14 aprile 2023, a 77 anni, è morto anche il figlio Angelo e tutti i media lo hanno ricordato come grande industriale e come grande uomo di sport. Infatti fu lui a scoprire e portare in Italia nel 1978 Ayrton Senna, quando il futuro tre volte campione del mondo non aveva compiuto nemmeno 18 anni.
Senna si era avvicinato precocemente al mondo dell’automobilismo, cominciando a tredici anni, nel 1973, a gareggiare nei kart con un Parilla 100 cc e vincendo al suo esordio a Interlagos, conquistando altresì nello stesso anno il Campionato Junior. Ricco di vittorie in Sudamerica nel 1978, grazie a Angelo Parrilla, arrivò in Italia per correre con i colori della Dap e fu protagonista dei campionati mondiali del 1979 e del 1980, sfiorando entrambe le volte il titolo.
Martino A. Rizzo
I racconti di Martino A. Rizzo. Ogni mercoledì su I&C
Martino Antonio Rizzo è un grande curioso di storie e avvenimenti rossanesi,
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