Oggi però non si vuole ripercorrere quest’evento sul quale tanto è stato scritto, quanto piuttosto ricordare la solidarietà e il fattivo contributo che venne prestato dalla Città di Rossano e dai rossanesi ai fratelli calabresi travolti da così grande sciagura.
Dopo due giorni di blackout che comportarono l’interruzione di ogni comunicazione, le notizie sul disastro avvenuto a Reggio, Messina e nei paesi limitrofi, iniziarono a circolare e così si misero in moto le prime squadre di soccorritori. Quelle calabresi furono tra le prime ad arrivare sul posto. Iniziò Cirò con l’invio di 120 operai-terrazzieri che si occuparono di ripristinare la linea ferroviaria ionica. Poi giunse a Reggio la squadra di Cosenza e subito dopo quella di Rossano.
La comunicazione del disastro era arrivata al Sotto-Comitato della Croce Rossa di Rossano intorno al 30 dicembre e in un batter d’occhi, tra il presidente – il marchese Arturo Martucci – il cassiere – Ignazio Pisani – e gli altri membri fu presa la decisione di partire. Così venne composto un gruppo di volontari al comando del dott. Giuseppe Joele del quale facevano parte Guglielmo Labonia, Ernesto e Guglielmo Gradilone, Maurizio e Quintino Minnicelli, Giuseppe Rizzo stampatore, Cesare Rizzo Corallo, Alessandro Bevilacqua, Eugenio Chinicò, Antonio Casciaro, Giuseppe Mascaro, Francesco Scigliano, Mario Scarnati, Domenico Corigliano, Pasquale De Luca, Attilio De Russis, Giulio Carratelli, Angelo Cerbella e Giuseppe Fortino.
La squadra partì il pomeriggio del 31 dicembre per ferrovia e trascorse la notte di Capodanno dentro un vagone ferroviario fermo a Catanzaro, arrivando a destinazione la sera del giorno successivo. Nelle vicinanze di Melito, i rossanesi si resero subito conto della gravità del disastro che aveva colpito la punta dello stivale.
A Reggio, fissata la base operativa in un vagone ferroviario della Croce Rossa, iniziarono a prestare la loro opera tra paesi e contrade toccando Lazzaro, Pellaro, S. Gregorio, Macellari, Fornace, Filice, Quattromuri, Occhio, Monte Multovi, S. Leo, Valunidi, Motta S. Giovanni, S. Giuseppe, Oliveto, Gallina, Armo, S. Barbara, Bovetta, Carnavò, Prumo e Riparo, S. Sperato, Spirito Santo. Curavano e trasportavano feriti con barelle costruite da loro stessi, seppellivano morti, raccoglievano i poveri bambini rimasti orfani.
A Lazzaro i rossanesi incontrarono anche il dott. Nicola Giannettasio che guidava la squadra dei soccorritori partita da Firenze e che a Rossano era ben conosciuto e stimato per l’attività che prestava anche nell’Ospedale cittadino.
Il 5 gennaio 1909 partì da Rossano anche una seconda squadra, carica di rifornimenti, guidata da Ignazio Pisani e composta da Fortunato Mingrone, Francesco Scalia e Pasquale De Luca, alla quale – a Catanzaro – si aggregarono due sacerdoti rossanesi: il canonico Mariano Renzo e don Gennaro Romano. Dopo un viaggio di 27 ore, il 7 gennaio alle otto del mattino questa nuova squadra arrivò alla stazione di Lazzaro accolta a braccia aperte dai soccorritori rossanesi già sul posto. Portavano 26 pacchi con pane, viveri e indumenti che furono distribuiti a Cardeto, paese montano a quattro ore da S. Gregorio. Riunitesi le due squadre, continuarono a prestare la loro opera di soccorso sotto intemperie, privazioni e fatiche d’ogni genere fino all’11 gennaio, giorno in cui fecero ritorno a Rossano.
La solidarietà dei Rossanesi non si limitò ai soccorsi. Alunni e professori della Scuola Tecnica cittadina inviarono alla Direzione Generale dei Soccorsi la somma di 15,3 lire, mentre il 24 gennaio, per iniziativa di Giuseppe Perrone, Antonio Bevacqua e Giuseppe Fortino, fu aperta una sottoscrizione a favore dei feriti del terremoto ospitati nell’Ospedale cittadino, ai quali venne dato un sussidio personale di 10 lire.
Venne inoltre raccolto un contributo economico di 9.500 lire, di cui 7.000 in donazioni, 1.500 lire deliberate dal Consiglio Comunale e 1.000 lire offerte dal Comitato Locale della Croce Rossa.
Dopo tutti questi interventi di solidarietà, tanti furono i riconoscimenti attribuiti ai volontari rossanesi, ma il più significativo fu la medaglia d’argento e il diploma di benemerenza concessi dal Comitato Centrale della Croce Rossa di Roma e consegnati agli interessati il 29 maggio 1910 dal sindaco Luciano De Stefano.
Sul sito sotto indicato è possibile leggere l’articolo de La Nuova Rossano del 25 gennaio 1909 con la relazione dettagliata del dott. Giuseppe Joele sull’opera svolta dai soccorritori rossanesi a Reggio:
Martino A. Rizzo
I racconti di Martino A. Rizzo. Ogni mercoledì su I&C
Martino Antonio Rizzo, rossanese, vive da una vita a
Firenze. Per passione si occupa di ricerca storica
sul Risorgimento in Calabria. Nel 2012 ha pubblicato
il romanzo Le tentazioni della
politica e nel 2016 il saggio Il Brigante Palma e i misteri
del sequestro de Rosis. Nel 2017 ha fondato il sito
anticabibliotecacoriglianorossano.it. Nel 2019 ha curato la pubblicazione
dei volumetti Passo dopo passo nella Cattedrale di Rossano,
Passo dopo passo nella Chiesa di San Nilo a Rossano,
Le miniature del Codice Purpureo di Rossano.
Da fotografo dilettante cerca di cogliere
con gli scatti le mille sfaccettature del paese natio
e le sue foto sono state pubblicate nel volume di poesie
su Rossano Se chiudo gli occhi.
2 risposte
Mi permetto di segnalare il romanzo storico “Un soldato bergamasco in Calabria” ambientato a Gioia Tauro che illustra il contributo dato dall’esercito e dal giovane Andrea Benzoni nel soccorso ai terremotati del 1908. Il romanzo è edito da CTL-Livorno. Complimenti a M.Rizzo per il lavoro svolto.
grazie della segnalazione che seguirò