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Imprenditore suicida a Vigevano, quattro avvisi di garanzia

amendolara

Nuovi sviluppi nel caso del suicidio di un imprenditore di Vigevano, su cui gli inquirenti avevano già aperto un fascicolo nei mesi scorsi ipotizzando che gli atti persecutori subiti lo avessero indotto a togliersi la vita. E oggi la nuova accusa di estorsione pende sul capo dei quattro indagati, tra cui il 59enne Roberto Feratti, finito in manette nel 2014 poiché ritenuto dagli inquirenti “vicino” alla presunta cosca Acri-Morfò di Rossano e attualmente imputato nel maxiprocesso “Stop” di cui è attesa ad ottobre la sentenza di secondo grado. Gli altri tre iscritti nel registro degli indagati dalla Procura di Pavia sono: Nicola e Salvatore Todaro (27 e 53 anni, padre e figlio, di Gambolò) e Andrea Merlin, 26 anni, di Gambolò. Nomi di primo piano nella presunta organizzazione, stroncata dai carabinieri con 28 arresti e 56 denunce, dopo due anni di indagini, che avrebbe voluto imporsi a Vigevano e Lomellina controllando il territorio con metodi malavitosi. Interrogato su questa ulteriore accusa Feratti, che è ai domiciliari per ragioni di salute, si è dichiarato del tutto estraneo alla morte di Marasco: ha sottolineato di «conoscerlo appena», e comunque gli avrebbe fatto «sempre e solo del bene». Gli altri tre indagati, attualmente in carcere, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Secondo quanto ricostruito finora dagli inquirenti, il 4 giugno del 2015, l’imprenditore 59enne Bruno Marasco si toglie la vita impiccandosi all’interno della propria abitazione, a Vigevano. Già socio fondatore e vice presidente della cooperativa Mar.Esi. (che si occupa di manutenzione giardini, facchinaggio, tinteggiature, manovalanza, servizi di portineria), Marasco sarebbe diventato l’obiettivo degli attacchi della banda armata sgominata dai carabinieri di Vigevano. Secondo quanto ipotizzato dalla Procura di Pavia, Marasco sarebbe finito anche nel mirino di uno dei presunti capi della banda che trafficava in armi, chiedeva il pizzo ai commercianti, metteva bombe, incendiava: Roberto Feratti, appunto, il 58enne arrestato nel 2014 dai carabinieri del Ros perché ritenuto legato alla cosca Acri-Morfo di Rossano, figura nota a Vigevano, imprenditore che con la sua ditta di ponteggi nel Pavese avrebbe monopolizzato il settore. Affidato alla Mar.Esi dal tribunale di sorveglianza, Feratti, secondo le accuse avrebbe voluto prendere il controllo della cooperativa. A questo sarebbero stati finalizzati gli atti intimidatori ripetuti– furti, incendio dell’auto di un’amica, un ordigno lanciato contro la sua casa – messi in atto dall’organizzazione.
(fonte: La Provincia di Cosenza)

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