Falsi braccianti nella Sibaritide: inchiesta e processo nella terra della ‘ndrangheta. Il prossimo 18 gennaio, nell’aula bunker di via Paglia a Catanzaro, 150 soggetti si troveranno ad affrontare l’udienza preliminare nei loro confronti. E’ il risultato di una richiesta di rinvio a giudizio avanzata dal procuratore capo dell’antimafia di Catanzaro, Nicola Gratteri, dal suo aggiunto Giancarlo Novelli e dal sostituto Alessandro Riello . Secondo l’accusa sarebbe stata ordita una truffa di vasta portata ai danni di una società per azioni che gestisce il lavoro interinale e ai danni dell’istituto nazionale della previdenza sociale per un ammontare di circa 600mila euro.
L’accusa si basa su un intricato sistema che coinvolge un gruppo di presunti falsi braccianti, i quali avrebbero beneficiato di indennità fittizie di disoccupazione e di malattia. Sono state riscontrate attestazioni fittizie di giornate lavorative mai effettuate, al fine di ottenere illegittimamente vantaggi finanziari. Si tratta di un filone stralcio dell’ampia inchiesta conosciuta come “kossa”. La cosca Forastefano-Abbruzzese è stata accusata di orchestrare e guidare questo sistema criminale sofisticato. Il Gip di Catanzaro Gabriella Pede ha convocato gli indiziati per affrontare il processo preliminare, durante il quale saranno presentate prove e testimonianze per stabilire la loro colpevolezza o innocenza. L’udienza preliminare rappresenta solo un passo iniziale in un procedimento giuridico che potrebbe richiedere del tempo per giungere a una conclusione. Non solo i presunti falsi braccianti sono stati coinvolti in questa truffa, ma l’inchiesta ha anche rivelato il coinvolgimento di un’ex amministratrice dell’ex comune di Corigliano.