di PASQUALE LOIACONO
E il disinteresse corre sul web, il palco preferito dei comizi virtuali dove, forse, per la prima volta, si sta consumando un’aspra campagna elettorale. Elezioni 3.0, direbbero gli esperti di Internet, mentre sui social network c’è di tutto. E di più.
Qualcuno ha detto che non si fa politica con la morale. Certamente, oggi si fa con Facebook, Twitter, Instagram, Google + e via discorrendo, ma la storia è sempre la stessa, a riprova che gli impulsi, gli affetti e le passioni dell’uomo rimangono immutabili nei secoli dei secoli.
Cambiano solo i mezzi: così è sempre vero che il potere corrompe.
Prezzolini spiegava: «Non si può ottenere nulla per le vie legali, nemmeno le cose legali. Anche queste si hanno per via illecita: favore, raccomandazione, pressione, ricatti, eccetera».
C’è sempre bisogno di qualcuno che interceda per noi; anche per arrivare a Gesù di solito si passa attraverso la sua mamma.
Quando uno di noi che è nei guai, o ha anche un piccolo problema, come riscuotere un vaglia, mettersi in lista per un ricovero in ospedale oppure ottenere un posto a teatro, deve porsi sempre la stessa domanda: «Chi conosco?».
Una volta c’era l’altezzoso che nelle controversie diceva: «Lei non sa chi sono io!», e la risposta veniva spontanea: «Un fesso».
Ma conta molto darla a intendere, la bella presenza, il parlare forbito.
Senza tuttavia dimenticare che l’elettore è come l’elefante: il bestione non dimentica che il guardiano una volta gli ha fregato le mele, e vent’anni dopo allunga la zampata.
L’indifferenza è il primo passo: che poi spiega l’assenteismo, sempre crescente, alle consultazioni elettorali.
L’opinione pubblica non conta proprio niente: almeno non scomodatela con votazioni in cui, si sa per principio, i dissensi nascono solo dalla spartizione della torta, non dalla gestione del forno.
Un esercito di candidati sogna i Palazzi, e sono gli stessi che oggi mettono su decine di consorterie, tutte probe e folgorate sulla via di Damasco.
Come sono veri i personaggi di Trilussa che non reggono al richiamo della tavola. Specialmente quando viene servito o c’è da spartire il potere.
Diceva un motto del ’68 francese: «Ogni potere abusa. Il potere assoluto abusa assolutamente». Accontentiamoci.