Dispiace che i succitati proclami, altro non siano se non tentativi finalizzati ad acquisire appeal di carattere elettoralistico, che purtroppo finiscono solo per fomentare interessi succursali al centralismo.
Relativamente alle innaturali ed improbabili proposte d’Area Vasta, mi ha colpito la necessità propinata di fare squadra tra la Sibaritide ed il Pollino. Sarebbe utile tener presente che intanto il suindicato Ente non è ancora legalmente riconosciuto, ma all’uopo utilizzato come sacca contenitiva atta a ristabilire l’assetto amministrativo italiano ex ante la nascita delle ultime province gemmate circa 15 anni fa. E comunque la bontà di un eventuale progetto in tal senso partirebbe dal presupposto di una base demografica che viaggi sui 350mila abitanti. È bene ribadire che, Sibaritide e Pollino, non raggiungono siffatta ampiezza demografica neppure se nella conta venissero inseriti gli animali da passeggio.
Quello che dovrebbe caratterizzare le vocazioni delle Aree Vaste, sono le affinità che contraddistinguono i territori. Appare fuori dal mondo pensare che possano coesistere interessi comuni fra le aree di costa e quelle vallive, laddove anche le problematiche che vivono sono diametralmente differenti, al punto da non poter fare sintesi. A palese conferma di ciò si veda lo scriteriato gioco che è stato perpetrato con la creazione del nuovo Foro di Castrovillari (che poi sarebbe territorialmente la malsana idea che a mo’di nenia viene riproposta durante il periodo pre-campagna elettorale) dove la baricentricità di Corigliano Rossano, rispetto all’asse Rocca Imperiale – Cariati, ha lasciato il posto ad un centro pedemontano che mantiene i propri collegamenti con la linea dell’A2 su Cosenza piuttosto che con la riviera e relativo entroterra afferente.
È d’obbligo ricordare che esiste una proposta foriera di interessi per tutto l’Arco Jonico e che per principio affonda i suoi presupposti sul policentrismo: Magna Graecia. Due Capoluoghi, Crotone e Corigliano Rossano, baricentrici ed equidistanti dalle rispettive pertinenze territoriali con il vantaggio di riassemblare aree innaturalmente costrette al prono servilismo verso i capoluoghi storici e che con la forza di oltre 400mila abitanti acquisirebbe l’autorevolezza per sedere ai tavoli che contano, ridimensionando lo scellerato squilibrio che vede questa Regione schiacciata sotto l’egida di tre colossi: Cosenza, Catanzaro e Reggio. Con questo non voglio dire che Magna Graecia sarebbe la panacea per sconfiggere tutti i mali che affliggono lo Jonio, ma certamente rettificherebbe, equalizzando, le storture centraliste che hanno reso l’area Jonica del nord est una costola africana più che la naturale appendice d’Europa.
Tutto il resto, per quanto mi riguarda, è fuffa d’elettoralistica matrice (Comunicato stampa).
Domenico Mazza — Cofondatore Comitato per la Provincia della Magna Graecia.