KOSOVO. Proseguono le attività di controllo del confine in cui sono impiegate forze militari di stanza nel Meridione d’Italia. Nei giorni scorsi, dopo l’avvicendamento tra il Reggimento Bersaglieri di stanza a Cosenza e 62° Reggimento Fanteria “Sicilia” di stanza a Catania al comando del Colonnello dell’Esercito Rocco Mundo, calabrese in quanto originario di Albidona ma residente a Trebisacce, si è infatti conclusa un’operazione militare particolare condotta dal Battaglione Cinetico del Regional Command West (RC- WEST), inquadrato nella missione “Joint Enterprise” guidata dalla NATO. Per la prima volta, all’interno dell’area di competenza italiana, è stato schierato un Posto-Comando Tattico Avanzato di livello Battaglione, che ha esercitato la funzione di comando e controllo sulle attività condotte simultaneamente da due compagnie del Battaglione cinetico multinazionale, una italiana e una croata. Sono stati enucleati, secondo una nota diramata dal Ministero della Difesa, posti di osservazione e pattuglie di collegamento per attività di sorveglianza lungo la linea di confine amministrativa (ABL) di competenza del Regional Command West. Le unità di KFOR hanno la piena capacità di condurre operazioni prolungate nel tempo, alle quali partecipano i diversi assetti e personale dei Paesi alleati e partner della NATO impegnati per la
stabilità e la sicurezza del Kosovo e dei Balcani occidentali. Il Regional Command West, sempre secondo quanto rivela il Ministro diretto dall’On. Guido Crosetto, è dislocato nella base “Villaggio Italia” nei pressi della città di Pec/Peja. Costituito prevalentemente dai fanti del 62° Reggimento “Sicilia” della Brigata “Aosta”, questo comando multinazionale a guida italiana impiega anche militari di Albania, Austria, Bulgaria, Croazia, Macedonia del Nord, Moldavia, Polonia, Svizzera e Turchia. Nell’ambito del Regional Command West, comandato come si diceva dal Colonnello dell’Esercito Rocco Mundo, operano anche 12 Liaison Monitoring Team (LMT – Team di Collegamento e Monitoraggio) con il compito di assicurare un continuo contatto con la popolazione, le istituzioni governative locali, le organizzazioni nazionali ed internazionali, i partiti politici, ed i rappresentanti delle diverse etnie e religioni presenti sul territorio al fine di acquisire elementi di conoscenza utili al Comando KFOR per lo svolgimento della propria missione, garantendo un “ambiente” sicuro e stabile.