La Città Unica si arena: referendum senza entusiasmo

Una consultazione nata per decidere il futuro di Cosenza, Rende e Castrolibero si trasforma in un flop, tra astensionismo e disinteresse generale.

Il referendum consultivo per la fusione tra Cosenza, Rende e Castrolibero si è concluso con un dato inequivocabile: il totale disinteresse della cittadinanza. Soltanto il 26,01% degli aventi diritto ha partecipato alla consultazione, un risultato che segna una distanza netta tra la politica e i cittadini. I numeri parlano chiaro e aprono interrogativi sul reale peso di questa decisione, così come sulle modalità con cui è stata proposta.

Numeri e percentuali: un quadro desolante

Su un totale di 93.646 aventi diritto, i votanti sono stati appena 24.964. Cosenza registra la percentuale più bassa di partecipazione con il 19,12%, seguita da Rende con il 33,2%. L’unico comune a sfiorare una partecipazione accettabile è Castrolibero, con il 44,78%, comunque distante dal rendere significativa la consultazione.

Dal punto di vista dei risultati, la proposta di fusione ha visto il prevalere dei “sì” nei due comuni di Rende e Castrolibero, mentre a Cosenza hanno trionfato i “no”. Tuttavia, il dato complessivo mostra come meno della metà dei favorevoli (45%) sia riuscita a sostenere l’iniziativa.

Un disinteresse che pesa sulla politica

Il referendum avrebbe dovuto rappresentare un momento di grande mobilitazione civica, ma si è trasformato in un appuntamento privo di coinvolgimento. Nonostante settimane di dibattiti, comunicati e iniziative, né la maggioranza di centrodestra che governa la regione, né l’opposizione, né una parte della sinistra sono riusciti a spingere i cittadini verso le urne. Un fallimento collettivo che evidenzia il distacco crescente tra politica e cittadini.

La lettura dei risultati alimenterà inevitabilmente il dibattito sulle prospettive future della fusione. Giovedì prossimo, il Consiglio di Stato si pronuncerà sui ricorsi presentati dai Comuni di Cosenza e Castrolibero e dai Comitati per il “no” di Rende e Cosenza, una sentenza che potrebbe influire ulteriormente sul destino del progetto.

Il futuro incerto della Città Unica

Il quesito referendario recitava: «Volete che sia istituito un nuovo comune derivante dalla fusione dei Comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero?». Un’idea che avrebbe dovuto segnare l’inizio di una nuova era per l’area urbana cosentina, ma che oggi si scontra con una realtà ben diversa. La scarsa affluenza e il disinteresse mostrano come il progetto necessiti di una revisione profonda, non solo nelle sue motivazioni, ma soprattutto nel modo in cui viene comunicato e percepito dai cittadini.

Nel frattempo, la nascita della nuova città, originariamente prevista per il 2025, è stata posticipata al 2027. Cosa accadrà adesso?

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