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La lettera. Vertenza consorzio: gli invisibili 

Sembra un titolo forte, una forzatura, ma non lo è. È così che ci sentiamo, invisibili. In questo continuo gioco di responsabilità (sembra di osservare una partita di ping-pong e purtroppo la pallina siamo noi) tra l’Ente Consorzio di Bonifica Alto Jonio Cosentino e la regione Calabria, chi rimane incastrato nei giochi di potere siamo noi.

Operai

O.T.I.:Operai a tempo indeterminato, O.T.D.:Operai a tempo determinato. Noi che dovremmo essere lo specchio dell’Ente, noi che tutti i giorni siamo letteralmente sul campo, noi che siamo l’anello che congiunge i proprietari terrieri e l’Ente, noi che viviamo la realtà per quello che è: dura, onerosa, complicata, noi che senza venir meno ai nostri doveri sempre con il sorriso cerchiamo  (e quasi sempre ci riusciamo) a far da pacieri con chi pur pagando non si vede riconosciuto il diritto di poter irrigare. No! Noi non siamo acquaioli, noi siamo psicologi, sociologi, intermediari, giustifichiamo l’ingiustificabile pur di salvaguardare l’Ente. Questa campagna irrigua che ormai volge al termine, ci ha fortemente prostrati, svuotati dentro ma caparbiamente, indefessamente siamo arrivati alla meta. Non potevamo non dar voce alla nostra dignità, al nostro spirito di servizio, al nostro senso di appartenenza, certo questo ha comportato un tracollo economico per le nostre famiglie, non è semplice né dignitoso lavorare provvedendo al carburante, agli pneumatici e a tutto ciò che comporta l’utilizzo di un auto senza ricevere il giusto compenso. Ci siamo privati ed abbiamo privato di tutto le nostre famiglie. Ci fa rabbia pensare che l’Ente e la regione Calabria non vedano cosa e soprattutto chi c’è dietro un nome: c’è una famiglia, ci sono affetti, ci sono figli ai quali sei costretto a tarpare le ali dei sogni perché sei impossibilitato economicamente a dar voce alle loro aspirazioni, ai loro sogni, ai loro obbiettivi, alle loro ambizioni, ai loro ideali. Sei mesi di lavoro senza ricevere lo stipendio! Ma vi siete chiesti mai come abbiamo fatto a sbarcare il lunario ? A mettere insieme il pranzo con la cena? Ci state trattando come figli di un Dio minore. Cosa abbiamo fatto per meritare tutto ciò?

Sua Santità Leone XIII nella lettera enciclica Rerum Novarum del maggio 1891 scriveva: Defraudare poi la dovuta mercede è colpa così enorme che grida vendetta al cospetto di Dio.

Ci avete arrecato danni economici, sociali, morali. Tutti noi ci sentiamo emarginati, offesi, umiliati, schivati, temuti, disprezzati …

No! Noi non faremo il vostro gioco (dividi et impera).Non ci interessa di chi sia la responsabilità di tutto il danno a noi arrecato, noi siamo alla fame, vogliamo quello che ci spetta. Non importa se il pennacchio del buon samaritano lo avrà la regione Calabria o il Consorzio.

Se avete dignità, se anche voi avete mogli, figli, un barlume di coscienza, non lasciateci restare invisibili.

Gianni Vincenzo O.T.D. Operaio a tempo determinato

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