Questi appunti, portati a unitarietà per l’occasione, sono tratti dal Diario di Ignazio Pisani, pubblicati nel 2017 in un libro a cura di Mario Massoni, e danno una testimonianza autentica, di prima mano, di uno spaccato della tragica situazione provocata nel nostro circondario dalla pandemia Spagnola nel 1918-1919.
Come per il resto del mondo, la Spagnola esordì in Italia verso maggio del 1918. Primi segnali si ebbero ad Assisi, Domodossola e a La Spezia tra i militari della Marina. Segnalazioni di altri focolai vennero dalle province di Modena, Piacenza, Verona, Pisa, ma inizialmente le caratteristiche dell’influenza furono benigne. A giugno toccò al Piemonte e a Torino così come a Bari e a Taranto. Questa prima fase durò poco più di due mesi. La seconda fase dell’epidemia si manifestò in autunno. La terza ondata, infine, iniziò nel dicembre e si protrasse durante l’inverno del 1919. Nella seconda fase, la malattia iniziò a rivelare le sue peculiarità maligne che fin dal mese di settembre furono oltremodo chiare.
E la Calabria fu la prima regione dove si manifestarono queste variazioni del quadro clinico. Prima vennero colpite le province di Reggio e Catanzaro, poi l’epidemia si spostò a Cosenza, trovando ovunque terreno fertile grazie alle precarie condizioni igieniche e alla scarsa alimentazione, dovute anche alla Prima Guerra Mondiale. Le vittime furono tantissime e per precauzione si fecero imbiancare gli edifici al fine di sperare di ottenere, con la maggiore pulizia, un rallentamento del propagarsi del virus. Venne bloccata l’apertura delle scuole e si impedirono gli eventi che presupponevano la presenza di tanta gente. Il paese che subì le conseguenze più gravi in provincia di Cosenza, fu Longobucco dove, considerato l’alto numero di decessi, le campane smisero di suonare in occasione dei tanti funerali che si ripetevano uno dietro l’altro. A fine epidemia i morti in tutto il mondo furono decine di milioni su nemmeno due miliardi di persone. Dalle foto dell’epoca emerge chiaramente come una delle principali precauzioni adottate fu l’uso obbligatorio delle mascherine, che venne inoltre rafforzato con il divieto degli assembramenti e le precauzioni per le scuole. Infatti nell’autunno del 1918 le autorità locali chiusero scuole, teatri e cinema, ordinarono disinfezioni di strade, telefoni pubblici e stazioni ferroviarie.
Furono sconsigliati abbracci, baci e strette di mano e vennero realizzate campagne educative che invitavano a non sputare in strada ma a usare fazzoletti. Insomma, a leggere i giornali e i racconti dell’epoca, le misure per contenere la Spagnola ricordano quelle prese oggi per il Coronavirus, a riprova che le regole di prevenzione da rispettare sono sempre le stesse e di collaudata validità.
Martino A. Rizzo
I racconti di Martino A. Rizzo. Ogni mercoledì su I&C
Martino Antonio Rizzo, rossanese, vive da una vita a
Firenze. Per passione si occupa di ricerca storica
sul Risorgimento in Calabria. Nel 2012 ha pubblicato
il romanzo Le tentazioni della
politica e nel 2016 il saggio Il Brigante Palma e i misteri
del sequestro de Rosis. Nel 2017 ha fondato il sito
anticabibliotecacoriglianorossano.it. Nel 2019 ha curato la pubblicazione
dei volumetti Passo dopo passo nella Cattedrale di Rossano,
Passo dopo passo nella Chiesa di San Nilo a Rossano,
Le miniature del Codice Purpureo di Rossano.
Da fotografo dilettante cerca di cogliere
con gli scatti le mille sfaccettature del paese natio
e le sue foto sono state pubblicate nel volume di poesie
su Rossano Se chiudo gli occhi.