Corigliano Rossano – Quelle del prossimo 26 maggio saranno le elezioni più importanti dell’era repubblicana nella Sibaritide: la città guida del territorio più produttivo della Calabria andrà al voto per la prima volta nella conformazione che i suoi cittadini le hanno garantito attraverso il referendum del 22 ottobre 2017, permettendole di diventare “grande” e non solo in senso demografico o in termini di estensione; e saranno probabilmente le elezioni europee più importanti dal 1979 fino ad ora, in un contesto in cui la concezione di democrazia liberale e aperta, finora data per scontata, si scontra con quella di democrazia illiberale e chiusa, avanzata dai populismi europei. Un momento profondo, il quale io stesso, per quanto abbia deciso ormai da tempo di stabilirmi fuori dalla realtà calabrese, sento come intimo, forte, quasi una chiamata alle armi, secondo un’interpretazione del voto che lo intende come dovere prima ancora che come diritto. E il sentimento con cui sto per accorrere alle urne, nonostante gli oltre ottocento chilometri di distanza dalla mia sezione elettorale, è mosso da una visione di città e di territorio, oltre che di Europa, che va oltre il periodo in cui scrivo per protendersi ad una visione di città, di territorio, di Europa da qui a cinque anni; e, soprattutto e innanzitutto, da qui a venti anni. James Freeman Clark, predicatore e teologo statunitense, scrisse: “Un politico guarda alle prossime elezioni, uno statista alla prossima generazione”, un pensiero condivisibile, cui andrebbe aggiunto che i politici e gli statisti traggono la loro legittimità, in ogni caso, dal consenso della maggioranza e che la differenza tra i due, quasi sempre, la fanno gli elettori. È per questo che orienterò il mio voto alle elezioni amministrative volendo una Corigliano-Rossano capace di garantire i diritti fondamentali ad ognuno dei suoi abitanti, come l’acqua potabile e la fruibilità di servizi sociali degni di un Paese europeo, in grado di offrire scuole sicure e servizi al cittadino che possano rientrare nell’alveo dei diritti invece che in quello dei favori; in cui partire significa compiere una libera scelta e non una rassegnata sconfitta; in cui non si abbia il timore di svegliarsi un giorno sì e l’altro pure con un’auto o un capannone incendiati; in cui il lavoro sia una opportunità di riscatto non solo economico ma anche e soprattutto umano e sociale; in cui le alluvioni si prevengono, non si subiscono; un modello di città che sappia scoprirsi e volersi inclusiva, tollerante, solidale, che sappia cioè costruirsi il significato di stare insieme; che sappia comprendere e instaurare legami saldi tra le persone e tra le persone e i luoghi, che poi sono gli elementi essenziali di una comunità; secondo una visione di città, cioè, che possa diventare normale, secondo le direttrici della bellezza, della condivisione, del decoro, dell’orgoglio e della lungimiranza, bramosa di diventare esempio di dignità nella regione, nel Mezzogiorno, nel Paese e nel contesto europeo. Nello stesso solco orienterò il mio voto rispetto al parlamento europeo, per un’Europa che sappia riconoscere e difendere i progressi fatti in termini di sostegno al welfare da una parte e di crescita della ricchezza dall’altra, grazie alla fondazione di principi di libero scambio, concorrenza e libertà di movimento e, prima ancora, di giustizia, libertà ed equità, capisaldi che hanno permesso di costruire uno spazio di pace duratura da oltre settant’anni e di prosperità per i suoi abitanti; gli stessi principi entro cui ripensarsi per una integrazione ancora più profonda per poter affrontare e vincere le sfide della globalizzazione, delle nuove tecnologie e del cambiamento climatico alla pari con le altre grandi realtà del pianeta quali Stati Uniti, Cina, India, Russia e Africa. Su tali criteri mi sento di lanciare un appello ai candidati a sindaco e prima ancora agli elettori, i miei concittadini, a che rendano forte la nostra democrazia partecipando al voto e perché facciano una scelta consapevole che guardi alla Corigliano-Rossano nell’Europa non del 2019 ma del 2039: la forza di un albero è determinata anzitutto dal modo in cui si pianta il suo seme e il 26 maggio prossimo verrà piantato quel seme.