L’incendio al Lulapaluza è la spia di un clima di violenza

comunista

Lulapaluza

Abbiamo atteso che i contorni della vicenda si delineassero meglio e che i sentimenti scaturiti dalla notizia del rogo al Lulapaluza di Rossano sedimentassero e dessero luogo a una reazione più ragionata e meno “di pancia”. Non possiamo però non metterci il nostro cuore di rossanesi nel sentirci colpiti da un episodio che getta più di un’ombra su certe dinamiche nella nostra città. La nostra solidarietà va ai proprietari del locale e ai lavoratori che in questi giorni avrebbero dovuto partecipare alla ripresa dell’attività per le feste natalizie. Ma non possiamo fermarci qui. Non possiamo non rilevare con viva preoccupazione il clima pesante che questa vicenda fa respirare a Rossano. Sembra infatti essere fuor di dubbio la natura dolosa dell’incendio che ha ridotto in cenere buona parte della struttura mandando in fumo l’imminente riapertura. Un caso? Crediamo di no. Crediamo invece che il gesto abbia il sapore della violenza e dell’intimidazione che anche a Rossano – “isola felice” ormai solo nei discorsi vuoti di chi non vuol vedere – hanno preso piede. Non siamo solo noi a crederlo, è innegabile che sia così. E ci stupisce il silenzio che insiste sulla vicenda, un silenzio interrotto solo da qualche voce fuori dal coro a fronte del grido di sdegno collettivo che avrebbe dovuto innalzarsi, quasi che il fumo abbia spezzato la voce ai tanti che in altre occasioni non mancano di sfoggiare l’amore profondo per la propria città. Ma oggi non ci sono interessi personalistici da difendere, ci sono quelli di un’intera comunità ferita che ha bisogno di ritrovare il suo diritto alla speranza, la speranza che non tutto sia scritto da mani altrui e che sia possibile costruire insieme una società diversa. Ma per questo c’è bisogno di rialzare la testa e di non far passare sottotraccia simili episodi.

Attendiamo ovviamente, come tutti, l’esito delle indagini su quanto successo, ma la nostra mente non può non correre in questo momento – come tante altre menti qui a Rossano – ai bandi per l’assegnazione delle cosiddette aree sociali, la cui puzza di bruciato è arrivata ormai alle narici di chiunque e sul quale abbiamo dunque poco da aggiungere. Non sta a noi dare risposte su questa vicenda né su eventuali collegamenti che nessuno può e vuole dare per scontati ma che non si possono nemmeno escludere. Abbiamo però il dovere di continuare a porre delle domande, già sollevate nelle scorse settimane e alle quali questa amministrazione ha deciso di non dare risposta, limitandosi ad attacchi rabbiosi e sterili contro questo o quel consigliere. La dietrologia non ci interessa, ci interessano i fatti. E, proprio nel rispetto dei fatti, qualcuno dovrebbe spiegare – non a noi ma ai rossanesi tutti – come sia possibile che i nomi dei vincitori fossero noti già prima della scadenza dei bandi. Sono queste nebbie che, offuscando la trasparenza della gestione della cosa pubblica, gettano una coltre pesante sull’intera città e sulle dinamiche che l’attraversano e che fanno nascere sospetti che non si vorrebbe avere e che si spera vengano presto fugati. Per il bene di tutti. Abbiamo paura di rivedere in alcuni episodi quegli stessi episodi che altrove, accettati dai più come “normalità”, hanno minato la vita di intere comunità e isolato quanti ancora trovano il coraggio di gridare, riducendoli di fatto al silenzio. Per questo il mutismo di chi ha davvero a cuore Rossano, che mai è stato giustificabile, oggi lo è meno di ieri

Partito della Rifondazione Comunista

(fonte: comunicato stampa)

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