L’infantilismo politico di Giuseppe Geraci, sindaco di Corigliano. Sul progetto di fusione sta dimostrando l’immaturità tipica di chi o non crede nell’idea (pur avendola perorata) o si lascia condizionare da quella fascia sociale presente tanto a Corigliano quanto a Rossano che è contraria al progetto di fusione. Altrimenti non si può, a distanza di anni, in punta di audizione presso la commissione regionale, invitare un terzo comune (non si comprende perché poi solo l’alto ionio e non anche Crosia) a deliberare per una fusione a tre teste. Questo significherebbe azzerare tutto il lavoro fatto finora, tornare nei rispettivi consigli comunali e ripartire daccapo. In sostanza tutto tempo perso, in spregio alle più elementari norme comportamentali e istituzionali. Irrispettosi quindi anche delle decisioni assunte dai consigli comunali di Corigliano e di Rossano, nei cui atti deliberativi si è comunque manifestata apertura all’alto come al basso ionio. Si era in sostanza deciso di procedere al referendum per la fusione dei comuni di Corigliano e di Rossano per poi avviare le procedure di annessione dei comuni di Cassano e di Crosia. Ora invece la sibillina decisione del sindaco Geraci di invitare Papasso a deliberare a favore della fusione in vista della grande Sibari. Progetto che può essere senz’altro raggiunto senza arrestare però il processo in atto. In questo si nota molta irresponsabilità da parte di quei tanti che obiettano circa l’utilità della fusione. L’irresponsabilità è in coloro che non si accorgono di continuare ad amministrare alla vecchia maniera, tra buche da tappare, personale comunale o rifiuti. Solita solfa la cui competenza di gestione, tra l’altro, sarebbe di competenza burocratica. Mancano i progetti di ampio respiro, quelli capaci di frenare la forte emigrazione, di creare posti di lavoro, di non soffocare di povertà. E soprattutto, di dotare di autorevolezza un territorio trattato alla stregua di quei paesotti di periferia. E forse se si agisce in un certo modo è perché la mentalità evidentemente è da considerare tale. Senza nulla togliere ai “paesotti” che hanno tanto da insegnare. Di certo, in sede di contrattazione, una cosa è presentarsi come città da 90mila abitanti altra cosa è dire “sono il sindaco di Rossano” o di “Corigliano” le cui singole enunciazioni hanno portato ai risultati che tutti conosciamo.Cioè il nulla: altro che titolo di “città”. Potrà anche saltare il referendum, ma non certo si potrà bypassare l’appuntamento con l’urna per le amministrative. E non ci si lamenti se poi scoppia il “caso Grillo” o prendono corpo quei movimenti di “pancia” perché la responsabilità di tutto è proprio dei vecchi presunti leoni, incapaci di decidere e di dare seguito alle grandi idee. E che temono di misurarsi con i grandi cambiamenti.