Oggi intendo ritornare sulla legge di riforma del catasto, evidenziando le astuzie che il governo (leggasi Draghi e il suo staff) propina ad alleati che una delle due: o sono d’accordo o sono inconsapevoli, che sarebbe peggio. Il leit motiv dei partiti (chi più chi meno) è stato che non si poteva fare la riforma del catasto se venivano aumentate le tasse sulle casa; arrivando alcuni a sostenere che se si fossero innalzate le imposte non si sarebbe votato favorevolmente, e con velate minacce di far venire meno la maggioranza. Su questo presupposto sono partite le trattative e pare si sia arrivati alla fumata bianca. L’attuale sistema di valutazione catastale nato nel 1939 (a quell’anno risale il decreto che l’istituisce, anche se varie norme si sono susseguite negli anni e sino a giungere all’attuale decreto del 1993), ha portato a varie deleghe per riformare il catasto, ma nulla è accaduto nel tempo, essendo lapalissiano la delicatezza della materia che tocca percentuali importanti di popolazione, dato che tantissimi sono i proprietari di immobili. Cosicchè si è giunti allo stato attuale dove si intende mettere mano: ok ma come?
In primis, si è procrastinato ai prossimi anni l’applicazione della nuova normativa (2026), con lo sbandieramento del motto che – tranquilli – nessun aumento di tasse ci sarà, comunque. Ok, se è così, la popolazione può stare tranquilla, ossia si afferma che si fa una legge di riforma per non cambiare niente, e men che mai sarebbero previste maggiori entrate dello Stato. La legge palesemente frutto di un compromesso ha fatto gridare vittoria agli sprovveduti, i quali hanno pomposamente detto che si è evitata la stangata sulla casa.
Analizzando bene la proposta di legge, però si evince che, nel testo finale è inserita una clausola che prevede l’accatastamento insieme alla rendita catastale di un altro valore, che si calcolerà con i criteri del decreto 138. Ed eccolo l’inghippo! Questo decreto consente ai Comuni di effettuare la nuova classificazione della rendita catastale, ovvero dare un diverso valore dell’immobile per la tassazione dello stesso e sulla base dei valori di mercato. Se così è: i Sindaci avranno il potere di rideterminare il valore della casa. Questo lascia tranquilli i cittadini? Come pensate che i sindaci, nel caso non remoto in cui vengano ridotti i trasferimenti dello Stato, potranno finanziare e garantire i servizi ai cittadini?Con il risultato che nessun aumento delle tasse da parte del governo ci sarà, ma a livello locale potranno essere aumentate. Cosa cambia per il popolo; NIENTE, soltanto chi può chiedere la rideterminazione delle tasse, che comunque potranno aumentare lo stesso non con una legge, ma con una semplice delibera ovvero una determina dirigenziale.
Avv. Luigi Fraia – già assessore alle finanze dell’ex Comune di Rossano