Il Governo ha promosso un’azione di sviluppo finalizzata ad implementare la connessione della Zes Calabria alla rete TEN-T con il finanziamento di ben 111,7Ml€.
https://www.approdocalabria.it/…/calabria-nesci-111…/ Gli interventi previsti sono stati localizzati, esclusivamente, nell’area dello Stretto, nella Piana di Gioia Tauro, sullo snodo di Lamezia e nel miglioramento della immissione del percorso ferroviario proveniente dalla dorsale vallivo-tirrenica verso lo scalo di Sibari per una più veloce connessione alla dorsale Adriatica. Fin qui tutto bene. Una nuova pioggia di finanziamenti favoriranno la Calabria “conosciuta”.
Tuttavia appare beffardo, per non dire mortificante ed altamente offensivo che, ogni tipologia di finanziamento, puntualmente, tenga fuori tutto quanto compreso a sud di Sibari e verso Crotone, non destinando a questo vasto territorio neppure il becco d’un quattrino. Insomma, un vero e proprio isolamento di tutto l’Arco Jonico Magnograeco. Assume caratteristiche ancor più grottesche, a questo punto, aver compreso le aree retroportuali di Corigliano-Rossano e Crotone nonché lo scalo di Sant’Anna nella perimetrazione della ZES Calabria. Mi chiedo, e vorrei invitarvi a riflettere, mutuando un pensiero dell’amico #GiovanniLentini, se le intenzioni del Governo, della Politica, dei Sindacati siano, casualmente, quelle di considerare tutto ciò che è posto a sud di Sibari, una riserva di “nativi calabresi”.
Un po’ come succedeva durante la colonizzazione dei territori degli Indios d’America da parte degli Europei, con graduale e perdurante soccombenza dei primi ai secondi. Oggi, invece, i colonizzatori del centralismo, monopolizzano alcune aree calabresi, ingessandone altre. Con tale agire, costoro, condannano ambiti alla inesorabile disperazione. Li marginalizzano, portandoli al disconoscimento. La loro opera deleteria, favorisce la perdita della speranza negli abitanti di quei territori che (loro) considerano periferia. Alla fine, persistendo tali condizioni, l’esodo demografico dall’Arco Jonico sarà irreversibile.
A questo punto, è lecito chiedersi, quale sia stato il motivo di sprecare porzioni perimetrali di Zes nella Sibaritide e nel Crotonese se poi questi territori, come drammaticamente appare, sarebbero stati tagliati fuori da ogni tipo di sviluppo infrastrutturale. Forse, sarebbe stato utile dilatare le perimetrazioni tirreniche della Zes. Almeno ci sarebbe stata la speranza di assistere ad un barlume di emancipazione per quelle aree.
Non avere consapevolezza del fatto che gli eventuali interventi che si intenderanno favorire sulla Zes Jonica saranno, molliche, briciole, polvere, significa essere in malafede o mentire sapendo di farlo. Quale dovrebbe essere il vantaggio imprenditoriale a sfruttare le agevolazioni previste nelle Zone Economiche Speciali joniche se queste poi, contravvenendo ai dettami imposti dall’Europa, resteranno isolate da qualsivoglia timido tentativo di collegamento alle principali reti infrastrutturali?
Recentemente, nel corso della manifestazione pubblica tenutasi a Corigliano-Rossano sulla tematica della SS106, ho avuto modo di definire tutto il vasto territorio che da Sibari si estende verso Capo Rizzuto come una landa desolata.
Ebbene, ormai giornalmente, si leggono note stampa che altro non fanno se non avvalorare la mia triste descrizione dell’area oggetto del contendere.
A quando, mi chiedo, uno scatto d’orgoglio della Società Civile, delle Pubbliche Amministrazioni, della Politica, dei Gruppi di Pressione, delle Associazioni di categoria, dell’Arco Jonico?
Attendere, ancora, inermi ci condannerà all’oblio.
Mimmo Mazza – Cofondatore Comitato Magna Graecia