ll ricordo di Giuseppe, la sua testimonianza di vita e l’utilità sociale per il futuro 

È un momento triste per il giornalismo calabrese e per chi era legato al mondo della carta stampata. La morte del caro Giuseppe Savoia potrebbe essere un momento propizio di valida ma necessaria riflessione circa la società che siamo riusciti a creare. E che Giuseppe ha da poche ore abbandonato. Figura di riferimento ormai storica nel territorio, aveva dei punti fermi come l’amore per il suo lavoro, per la famiglia, per i figli e per lo sport. Sempre sul “pezzo”, dalla cronaca giudiziaria alla nera, dalla politica all’attualità, spesso piazzava i famosi “buchi” ai colleghi, nella consapevolezza che fosse un gioco delle parti.  

Giuseppe Savoia – a sinistra il richiamo in prima pagina del Quotidiano del Sud

Era una persona piacevole nelle conversazioni, socievole, cordiale, simpatica e, soprattutto, rispettosa dei ruoli. Si, lui era rispettoso di quei ruoli che, in una società liquida come quella di oggi, è da considerare un valore aggiunto, da sottolineare. Nell’epoca dell’individualismo e della megalomania, Giuseppe conservava una sua riservatezza. Non era propenso alla cultura dell’apparire o del primeggiare come spesso accade nella nostra categoria. Era legato al senso del dovere e al senso della responsabilità. Amava fare il “suo” senza invasioni di campo. Manteneva i rapporti cordiali con tutti, ma aveva capito una cosa, su cui con amarezza convergo: rapporti con tutti, ma a debita distanza. Eccezion fatta per le persone a lui più care, ovviamente.  E come dargli torto? Ed è questa la riflessione a cui dovremmo aprirci: avere quel coraggio di affrontare il tema di chi siamo e dove vogliamo andare. La diffidenza, i muri, il timore di aprirsi agli altri per non ricevere delusioni. Quante volte ci capita di interrogarci, quando rimaniamo soli con noi stessi, se sia il caso di dare fiducia agli altri o se invece non sia più opportuno limitare il campo ai rapporti necessari di civile convivenza? Credo sia un interrogativo presente costantemente in noi tutti. L’orientamento di massa è oggi la spregiudicatezza, l’aridità dei rapporti, il menefreghismo, la superficialità, l’anteporre se stessi utilizzando gli altri, o il do ut des. La chiesa, la scuola, la famiglia, sono organi molto presenti in questa direzione, ma evidentemente bisogna modificare strategia di comunicazione perché ancora oggi il messaggio dello stare insieme, senza pregiudizi o preclusioni, non passa.  In sostanza abbiamo cannibalizzato i rapporti umani: tanti gli sciacalli pronti a tradirti o a colpirti alle spalle e spesso per un “tozzo di pane” o, peggio, per sottrarti ruoli e funzioni o per questioni effimere. E allora, in questa società in cui trovi di tutto, Giuseppe aveva trovato quel giusto equilibrio che è l’equilibrio dell’uomo saggio, maturo, di profonda esperienza. Quella figura che è pronta ad ascoltarti e a darti quel giusto consiglio che era quello di sapere andare oltre, e di lasciare ai piccoli individui i piccoli gesti.  

MATTEO LAURIA – DIRETTORE I&C

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