Movida e benessere, da una parte. Movida e povertà dall’altra. Due facce della stessa medaglia. Che a Rossano, da sempre riconosciuta nel territorio (soprattutto in quella così tanto vicina Corigliano con cui si vorrebbe contrarre “matrimonio”) con il proverbio “lusso e pezzenteria”, sembra calzare a pennello. Tanti i giovani che non lavorano. Ma altrettanti numerosi quelli (spesso gli stessi) che la sera, soprattutto d’estate, non riescono a rinunciare all’uscita serale con gli amici. Con tanto di auto da rifornire di carburante. E poi aperitivo. E poi ancora cena e ancora il discopub. Ma, viste le condizioni sociali in cui si vive in città da ormai diversi anni, da dove arrivano tutti questi soldi per finanziare le uscite serali dei propri figli? Sono tutti dei Paperon de’ Paperoni? Non può essere così. A Rossano non mancano, ma non sono i figli dei benestanti a fare la differenza. Non ci si può spiegare il tenore di vita di molti giovani. Non lavorano, ma nonostante ciò non rinunciano a nulla. Alla faccia di quei “figli di mamma” che davvero non possono permettersi neppure una pizza al mese con la fidanzata. La situazione non è bella. Assolutamente. Le ragazze, già sin dall’adolescenza, vanno almeno una volta a settimana dal parrucchiere e dall’estetista. E guai se non fosse così. Vuoi mettere avere i capelli bene in ordine e con il taglio alla moda, rispetto a chi, invece, se li deve lavare e asciugare da sola a casa? Purtroppo si fanno questi discorsi. Un metro di misura che rappresenta la pochezza raggiunta dai nostri giovani. Ormai assuefatti dal benessere dovuto ai sacrifici dei propri genitori. Che se sono due ex dipendenti con un buon mensile, può andare anche bene. Il problema sorge quando in una famiglia ci sono due o tre figli (ormai difficile trovare famiglie con quattro figli) da mantenere. Magari anche all’università. Figli che di lavorare non ne vogliono sentire neppure parlare. Ma sono quei figli che crescono nell’agiatezza economica del borghese medio. Figli ai quali non è stata inculcata la mentalità del lavoro e del sudore. Dei sacrifici. E allora ecco che vogliono l’ultimo modello di moto o di auto e pronto il paparino a staccargli l’assegno per recarsi in concessionaria. E poi la paghetta. Ormai non più settimanal, come lo era una volta, bensì giornaliera. Crisi valoriale senza precedenti, quella di oggi. Se gli vai parlare di andare a lavorare in un supermercato, iniziano i mal di pancia. “Come, io in un supermercato?”, la risposta di un giovane ad un amico proprio qualche giorno fa. E poi ci lamentiamo che vengono gli stranieri e trovano lavoro? Questo atteggiamento deve essere fermato. Anche perché ci sono padri di famiglia senza lavoro. Che faticano non poco a trovare un impiego. Ma che si vedono messi ai margini perché considerati “grandi”. E loro, i nostri giovani, pensano alla movida, all’aperitivo tutte le sere e uscire in continuazione. La scuola e la famiglia dove sono? A scuola cosa si insegna a questi ragazzi? I padri e le madri in cosa sono impegnati di così tanto importante rispetto al fatto di educare i propri figli a una sana e coscienziosa responsabilizzazione? In nulla. Se non nei propri lavori e nei propri hobby. Nel pettegolare con gli amici e le amiche. Si pensi al futuro dei propri figli. Ché al resto c’è sempre tempo. Non si dia tutto vinto. Si facciano conquistare il motorino o la macchina. E non con il semplice “buon comportamento”. Bensì con il lavoro. Non c’è lavoro? E’ vero, c’è, ma ce n’è poco. Ma molti vanno via. O si ingegnano per inventarsene uno. In tanti ci riescono. Se si vuole si riesce. Sempre meglio che essere impegnati nel nulla. Anche perché, cari maschietti, se un lavoro non l’avete, prima o poi anche le ragazze vi mollano. E in quel caso il papino o la mammina non possono farci più nulla.