È ritornato alla ribalta il dibattito sulla fusione amministrativa tra il Capoluogo bruzio, la Città di Rende ed una serie di Comunità satelliti all’area urbana.
Negli intenti, la volontà di creare una Città, demograficamente, importante e che acquisisca un ruolo ancor più centrale nei processi regionali ed in generale negli assetti del Mezzogiorno d’Italia.
Come Comitato siamo sempre stati ben disposti verso le idee foriere di migliorie per le relative popolazioni. Non abbiamo mai nascosto le nostre simpatie verso quei processi a cui, giocoforza, le realtà del Sud Italia, ma in generale del nostro Paese, dovranno adeguarsi per vincere le sfide che l’Europa metterà in campo nei prossimi anni.
Abbiamo espresso il nostro punto di vista sui sentimenti popolari nati a Vibo Valentia e nella vicina Lucania jonica. Abbiamo suffragato il timido tentativo che si sta portando avanti su Crotone. Ci siamo augurarti, nell’interesse delle locali popolazioni, l’auspicabile sintesi nella Piana di Gioia Tauro e nella Locride. Non potevamo certo non esprimere il nostro apprezzamento per quello che potrebbe rivelarsi, fra tutti, il processo più interessante per quanto concerne le amalgame amministrative.
La Città di Cosenza, infatti, caratterizzata negli anni da un fenomeno politico che affonda radici nei principi cardine del centralismo storico potrebbe finalmente aprirsi, almeno alle Comunità contermini, ad una visione inclusiva e non più schiacciata su se stessa dove la singola Città ha accentrato negli anni l’inverosimile rendendo sterili i territori dirimpettai e facendo terra bruciata degli ambiti lontani dal baricentro bruzio.
Dalle ultime note stampa lette sul tema, plaudiamo alla visione del Primo cittadino di voler allargare il processo dalla media valle del Crati alla valle del Savuto, passando per le Serre ad ovest e la Presila ad est. Così come ci complimentiamo con la Consigliere regionale Loizzo, per aver chiaramente suffragato tale progetto anche se su posizioni diverse rispetto a quelle del Sindaco.
Il progetto di fusione amministrativa a Cosenza, in funzione di una razionalizzazione del numero dei Comuni e nell’ambito di una prospettiva che renda la Calabria una Regione coerentemente europea, puo’ diventare volano di svolta se accompagnato da una nuova governance del territorio regionale. I processi di tale natura, infatti, possono concorrere a realizzare un nuovo modello di sviluppo sostenibile e compatibile con le uniche risorse certe della programmazione europea e di quella emergenziale del Recovery.
La rinnovata funzione della Città bruzia modifichebbe la geografia dei luoghi. I vantaggi di tale operazione avrebbero ricadute positive non già per l’ambito strettamente cosentino, quanto per tutta l’area del Pollino-vallivo e della striscia alto-tirrenica che da Amantea lambisce la Lucania.
Cambierebbero e si bilancerebbero i rapporti politici tra l’area valliva del Crati e dell’Istmo, nonché con l’ambito jonico. Si darebbe peso specifico e spessore al neonato collegio camerale che ha voluto l’area di Cosenza assemblata a quella dell’Appennino paolano.
Si realizzerebbe, quindi, una situazione similare a quella avvenuta su Corigliano-Rossano che, a seguito del processo di fusione, ha posto il nuovo Comune in una posizione di sussidiaria interdipendenza con Crotone e punto di smistamento tra i flussi jonici, tirrenici ed adriatici.
Del resto circoscrivere, semplicemente, questo processo al succinto perimetro delle sole Cosenza e Rende, ovvero pensare ad una realtà urbana che uscirebbe consolidata demograficamente, senza ricollocarla nello scacchiere più ampio della interterritorialità, altro non rappresenterebbe se non un binario morto.
L’idea progetto cosentina, parallelamente a proposte di unioni e fusioni tra Comuni contermini di aree omogenee, rivierasche ed interne, nel rispetto della legislazione vigente, dovrebbe portare a ridurre l’eccessiva frammentazione municipale della Regione.
Tale rivisitazione, seguita da apposti provvedimenti legislativi regionali, avvierebbe una riforma territoriale finalizzata ad individuare in possibili quattro Ambiti (Magna Graecia, Bruzio-Pollino-Tirreno, Istmo-Serre e Stretto), la rivisitazione delle Aree Vaste e Metropolitane, caratterizzandole in agglomerati demografici compresi tra 350/450mila abitanti. Questi risulterebbero, per dimensione territoriale e popolazione, fedeli ai dettami prescritti dalla legge Del Rio. Viepiù, si preparerebbero i presupposti per il superamento dei limiti imposti da quest’ultima avviando una profonda riforma sistemica che permetterebbe alla Regione di essere competitiva sul piano nazionale ed europeo svolgendo un suo ruolo nell’ambito della Macroregione Sud. La Calabria, quindi, si rilancerebbe quale naturale baricentro Mediterraneo tra l’area del Medio Oriente, i Paesi Africani e la via Atlantica.
Tale riforma dovrebbe essere varata per mettere in condizione la Regione di marciare spedita sul binario del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza nonche’ dei Fondi comunitari della programmazione 2021-2027.
Entrambi, infatti, risultano in sintonia con la principale politica di investimento dell’Europa: la coesione territoriale. La stessa che mette al centro il territorio sostenendone la crescita economica, la creazione di posti di lavoro, la competitivita’ delle imprese, lo sviluppo sostenibile e la protezione dell’ambiente.
I suoi vantaggi, dunque, sono direttamente proporzionali alle aggregazioni territoriali.
Il progetto della Nuova Cosenza (o come si deciderà di chiamarla) puo’ essere compatibile alla strategia europea di coesione territoriale, ma, per risultare vincente, dovrà essere, giocoforza, accompagnato da una riforma sistemica del territorio regionale.
A cominciare dalla razionalizzazione dei numero dei Comuni, secondo la legislazione vigente, alla rivisitazione degli Ambiti Territoriali Ottimali che costituiscono l’hub per la gestione dei servizi economici principali ai cittadini, ma anche centro di crescita, innovazione e sviluppo.
In funzione di ciò riteniamo che, a partire dal nuovo Governo regionale, si debba favorire il processo di fusione cosentina che, oltre ad acquisire una popolazione che porrebbe la nuova Città sul podio della demografia regionale, la avvierebbe ad essere, in una prospettiva di rivisitazione degli Ambiti Territoriali Ottimali, un Centro Urbano di valenza europea.
Ufficio stampa – Comitato Magna Graecia