La visita del Presidente Conte a Corigliano-Rossano lo scorso fine settimana ha scatenato più malumori che pacificazioni all’interno del Gruppo Territoriale locale del Movimento 5 Stelle. Le lamentele e le sofferenze che covavano sin dall’elezione del referente e della dirigenza locale del Movimento lo scorso settembre, sembrano ora pronte a esplodere in una denuncia pubblica, culminata con la consegna di un documento alla Responsabile Nazionale dei GT, l’onorevole Paola Taverna. Il coordinamento provinciale e regionale del Movimento, insieme al consigliere regionale Davide Tavernise, hanno manifestato fin dall’inizio la loro disapprovazione per il risultato delle consultazioni, che ha visto sconfitta la lista guidata da Claudio Fiorentino. Questo coordinamento provinciale, agendo secondo direttive “romane” e contrarie al regolamento e al disciplinare dei Gruppi Territoriali, avrebbe esautorato, secondo i dissidenti, i dirigenti locali, arrivando a un accordo di coalizione con l’uscente sindaco Stasi, senza condizioni pubbliche, senza un programma elettorale definito e senza un organigramma di governo chiaro. La crisi identitaria tra gli attivisti avrebbe raggiunto un punto critico con l’uscita di scena della Referente Denise Di Vico, la quale sembra essere stata esautorata dall’establishment, non nominando Vice o Vicario e non convocando assemblee programmatiche e organizzative. Ma il problema più grave è di natura morale, secondo i dissidenti. Mentre il Movimento predica trasparenza e moralità altrove, a Corigliano-Rossano sembra essere un altro il discorso. Alla base delle contestazioni il fatto che si tenterebbe di soffocare le critiche verso attivisti che, pur essendo rispettabili, offrono spunti agli avversari politici, causando danni d’immagine al gruppo e alla coalizione. Questi danni sono stati amplificati, secondo i dissidenti, dall’intervento dell’onorevole Tavernise durante la visita del Presidente Conte, in cui ha enfatizzato l’unità del Movimento in Calabria, ignorando così le legittime critiche e le divergenze interne. Questa insofferenza, per i malpancisti, avrebbe portato alla rinuncia di attivisti preparati e moralmente integri a partecipare alle elezioni comunali del prossimo giugno, lasciando il campo libero a nomine discutibili.