Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Castrovillari, Simone Falerno, ha archiviato 21 posizioni d’indagati su richiesta del sostituto procuratore Antonino Iannotta nell’ambito dell’inchiesta chiamata “Mala gestio”, relativa al fallimento della Banca dei Due Mari di Calabria Credito Cooperativo. Altri 12 indagati, invece, sono stati oggetto di richiesta di rinvio a giudizio per il presunto reato di bancarotta fraudolenta e affronteranno un’udienza preliminare a partire dal 16 dicembre.
Nell’inchiesta sono coinvolti personaggi piuttosto noti nella Sibaritide e nella provincia di Cosenza, tra cui professionisti di prestigio, manager autoproclamati degli ultimi anni, imprenditori, politici e loro collaboratori. La contestazione penale riguarda la concessione e l’erogazione ripetuta di linee di credito, finanziamenti e sconfinamenti di conto corrente a clienti, anche se era risaputo che avevano gravi difficoltà finanziarie e non potevano rispettare gli accordi di restituzione. Questo ha portato a una significativa fuoriuscita di denaro dal patrimonio della banca.
Gli indagati sembrano non aver preso misure decisive per attuare un piano di risanamento avviato nel 2011, continuando invece a sostenere finanziariamente una clientela insolvente o in gravi difficoltà, dimostrando di non essere affidabili. La Banca dei Due Mari, istituto di credito cooperativo nato nel 2003 a Villapiana con filiali in tutta la Calabria, è stata posta in amministrazione straordinaria nel marzo 2013 e successivamente in liquidazione coatta amministrativa nell’ottobre 2014. La banca è stata ceduta a Banca Sviluppo per un simbolico euro, trasferendo le perdite sui crediti al nuovo soggetto giuridico, per un ammontare di circa 113 milioni di euro. Durante le indagini condotte dalla Guardia di Finanza in collaborazione con la Procura di Castrovillari, è stato scoperto che i crediti in sofferenza della banca erano stati venduti al fondo di garanzia dei depositanti per 30,5 milioni di euro prima del suo stato di insolvenza dichiarato nel 2016.
La Banca aveva ottenuto ingenti prestiti subordinati dal Fondo di garanzia dei depositanti della Bcc per patrimonializzarsi rapidamente, ma tali sforzi sono stati vanificati dalle azioni oggetto delle accuse penali. Nel corso della procedura fallimentare al Tribunale di Castrovillari, sono stati ammessi al passivo debiti per circa 322 milioni di euro, tra cui somme destinate alle casse dello Stato. Le indagini hanno evidenziato le ripetute concessioni di linee di credito e l’erogazione di ingenti somme di denaro a clienti, che hanno contribuito al collasso della banca.