Maxi-sequestro: sigilli a tre società per legami con la cosca Forastefano-Abbruzzese

Tre società, insieme a un vasto patrimonio immobiliare e finanziario, sono stati posti sotto sequestro dal Tribunale di Catanzaro per i legami sospetti con la cosca “Forastefano-Abbruzzese”. L’imponente operazione, coordinata dalla Guardia di Finanza e dal Servizio Centrale  SCICO., ha riguardato autoveicoli, tre unità immobiliari e diversi conti correnti riconducibili a un imprenditore, già al centro di indagini per il suo coinvolgimento in gravi reati connessi alla criminalità organizzata.

Il sequestro è stato disposto in seguito a un’indagine approfondita che ha evidenziato una forte discrepanza tra i redditi dichiarati dall’imprenditore e il valore dei beni in suo possesso. Tale sproporzione ha spinto il Tribunale di Catanzaro – Sezione per l’applicazione delle Misure di Prevenzione – a emettere un decreto di sequestro anticipato, volto a congelare il patrimonio in attesa di ulteriori sviluppi processuali.

L’uomo, indiziato di appartenenza a un’associazione criminale dedita all’importazione internazionale di stupefacenti, truffa ai danni dello Stato e violenza privata, è già coinvolto in diversi procedimenti penali. In particolare, il suo nome figura nei processi convenzionalmente denominati “Gentleman II”, “Kossa” e “Athena”, nei quali sono contestati reati aggravati dall’agevolazione della cosca “Forastefano-Abbruzzese”. Gli episodi criminali risalgono al periodo compreso tra il 2017 e il 2023, durante il quale l’imprenditore avrebbe avuto un ruolo chiave nell’agevolare le attività illecite del clan.

Le indagini patrimoniali, condotte dagli specialisti del Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata (G.I.C.O.) del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Catanzaro, con la collaborazione del Servizio Centrale I.C.O. e del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Cosenza, hanno preso in esame la posizione reddituale del soggetto e dei suoi familiari. L’obiettivo è stato quello di verificare l’effettiva disponibilità dei beni, la loro provenienza e la sproporzione rispetto ai redditi dichiarati, in ottemperanza a quanto previsto dal Decreto Legislativo n. 159/2011, che regola le misure di prevenzione patrimoniali.

Il provvedimento odierno è di natura cautelare ed è stato emesso in via anticipata, in attesa del contraddittorio che si terrà davanti al Tribunale di Catanzaro. La successiva fase del processo sarà volta a stabilire se sussistono i presupposti per una confisca definitiva dei beni, ipotesi sulla quale gli inquirenti sembrano puntare alla luce delle prove raccolte.

Nel frattempo, il procedimento penale “Gentleman II”, in cui l’attività investigativa è stata caratterizzata da un ampio ricorso alla cooperazione internazionale, è in fase di giudizio abbreviato davanti al GUP di Catanzaro, così come il processo “Athena”. Il procedimento “Kossa”, invece, è attualmente in fase di appello dopo una prima condanna.

Le forze dell’ordine restano concentrate sull’analisi della rete patrimoniale dell’imprenditore, cercando di smantellare ogni possibile legame economico che possa essere riconducibile alle attività della cosca Forastefano-Abbruzzese, che opera prevalentemente nella Sibaritide. Le indagini continuano per fare chiarezza sulla provenienza dei beni sequestrati e per confermare i legami con il clan.

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