Circa 1500 euro (ma la cifra può variare) per giungere dall’Africa all’Italia. Con i biglietti per il viaggio dai Paesi di provenienza fino alla costa libica inviati anche attraverso WhatsApp dopo il pagamento dell’intero corrispettivo. Una volta in Libia, trasferimento dal punto di arrivo agli appositi “campi”, sosta per qualche giorno e poi l’imbarco. Navigazione a bordo dei gommoni fino ad un determinato punto di incontro in acque internazionali, dove si radunano più imbarcazioni, in attesa del soccorso umanitario che li trasporta tutti sulle coste europee, italiane per lo più. Questo il tragitto ricostruito dagli inquirenti grazie all’analisi dei dati emersi dalla intensa attività investigativa messa in atto per far luce sulle modalità di quello che si presenta come un traffico di esseri umani senza sosta. Un fenomeno sicuramente redditizio, considerata l’esistenza di una vera e propria rete organizzativa che fa capo in Libia ed è radicata anche in Europa. Ciò che fa riflettere è la continua evoluzione della rete, che muta anche in base alle mosse repressive, nonché l’evoluzione delle tecniche di organizzazione, con le fasi di reclutamento e di raduno gestite tramite WhatsApp. Dall’ultima operazione portata a termine dalle forze dell’ordine emergono tutti questi dettagli, illustrati ieri, in occasione dell’arresto di tre presunti scafisti, nel corso di una conferenza stampa presso la Questura di Cosenza alla presenza, tra gli altri, del Questore Giancarlo Conticchio e del Procuratore Capo Eugenio Facciolla.
Il fermo è stato effettuato lo scorso 16 luglio dopo i recenti sbarchi di migranti al Porto di Corigliano, grazie al lavoro svolto dalla task force investigativa composta da personale della Squadra Mobile della Questura di Cosenza e da militari della Sezione Operativa Navale Guardia di Finanza di Corigliano Calabro, supportata dalla Capitaneria di Porto, con il coordinamento del sostituto procuratore di Castrovillari Antonino Iannotta, guidata dal Procuratore capo Eugenio Facciolla. I tre fermati sono: Fofana Bubakar, 25enne nato in Mali; Brima Ishmail, 23enne nato in Sierra Leone; Kamara Abdul, 19enne nato in Sierra Leone. Nello specifico, Fofana Bubakar avrebbe fatto parte dell’organizzazione criminale che gestiva il traffico di esseri umani verso le coste italiane, più specificamente organizzando i viaggi dei migranti dal Centro Africa fino in Libia per poi ammassarli all’interno di un edificio nella sua disponibilità e imbarcarsi egli stesso, la sera del’11 luglio scorso; gli altri due avrebbero invece assunto il ruolo di scafisti veri e propri conducendo il gommone dalle coste libiche, poi soccorso nel Canale di Sicilia. Le indagini si sono avvalse anche della precisa collaborazione di alcuni migranti. I tre fermati sono stati trovati in possesso di diversi telefoni cellulari, di denaro contante e di supporti informatici, posti sotto sequestro in attesa dell’effettuazione di un’accurata analisi e dell’estrapolazione dei dati in essi contenuti. Lo scorso 20 luglio, il Gip del Tribunale di Castrovillari ha accolto la richiesta di convalida del fermo avanzata dalla Procura della Repubblica, disponendo la custodia cautelare in carcere a carico di tutti e tre i soggetti fermati.
L’attività investigativa prosegue anche al fine di trovare risposte ai tanti interrogativi emersi: i cellulari e gli effetti personali vengono fatti sparire, ma poi al momento dello sbarco al Porto di Corigliano qualcuno ha con sé soldi, telefoni, contatti e documenti. Sul fronte dei ai minori non accompagnati, molti dei quali si allontanano spontaneamente una volta giunti a Corigliano, ciò fa presupporre che vi siano contatti e punti di riferimento anche in Italia e in Europa.