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Minnicelli: «Corigliano Rossano è l’unico capoluogo possibile, ogni altra proposta è irrilevante»

L’istituzione di una nuova provincia che abbracci la Sibaritide e il Pollino, con capoluogo Corigliano Rossano, è l’ultima proposta avanzata dall’amministrazione comunale di questa importante realtà calabrese. Una sfida ambiziosa che punta a unire le forze di un vasto territorio, ma che, secondo Amerigo Minnicelli, presidente delle 100 Associazioni pro fusione, richiede una strutturazione chiara e una visione condivisa da tutte le parti interessate. La proposta: ambiziosa, ma non nuova «Ogni progetto di grande dimensione necessita di una sua strutturazione», dichiara Minnicelli, sottolineando come un’iniziativa di tale portata non possa che emergere gradualmente, coinvolgendo man mano sempre più attori: «Non è una questione che riguarda solo alcuni, deve diventare un’idea di tanti, se non di tutti». Minnicelli evidenzia, tuttavia, come la proposta non sia del tutto nuova, ma affondi le sue radici in idee già circolate in passato. «Qualcuno è partito adesso con questa proposta che poi è una vecchia cosa, non è una cosa nuova», precisa, ricordando che in precedenza ci furono tentativi analoghi, come quello di fare di Sibari o Castrovillari il capoluogo di una potenziale provincia. L’idea di creare una nuova provincia nasce dall’esigenza di dare maggiore autonomia e rappresentanza a un territorio vasto, ma spesso trascurato. Tuttavia, Minnicelli avverte che il percorso per giungere a tale obiettivo è complesso e non privo di ostacoli, in particolare sul piano politico e burocratico. Le complessità del progetto Secondo Minnicelli, l’ostacolo principale non è tanto la mancanza di volontà, quanto la difficoltà intrinseca del processo: «Non è facile istituire una provincia», sottolinea, ricordando come, storicamente, sia stato molto più semplice smantellare progetti di questo tipo rispetto a costruirli. «Se è facile cancellare un progetto di provincia, così come fu a suo tempo quella di Corigliano Rossano, quando si fece la provincia di Crotone e di Vibo Valentia, se è facile demolire, è molto difficile costruire», afferma. Il presidente delle 100 Associazioni pone l’accento su un punto chiave: la costruzione, per essere solida e duratura, deve poggiare su basi solide, altrimenti «la costruzione tende a cadere». Ma quali sono gli ostacoli più concreti a questo progetto? «Tutti», risponde Minnicelli senza esitazione. A suo avviso, il problema non è tanto l’idea in sé, quanto la mancanza di una discussione strutturata e condivisa: «Non si può dire altro di chi vedremo, perché non c’è una tavola sulla quale studiare, appuntare, dire la propria e discutere. Non c’è discussione».

Chiamare in causa parlamentari e sindacati

Secondo Minnicelli, un progetto di tale portata non può che partire da un confronto ampio, che coinvolga tutte le forze politiche e amministrative del territorio e oltre. Un percorso politico e burocratico complesso Uno degli aspetti cruciali, secondo Minnicelli, è il carattere prettamente politico dell’iniziativa. «Una provincia è un fatto politico, un fatto amministrativo, che comporta delle decisioni importanti, in sedi politiche importanti», sottolinea. Per arrivare alla creazione di una provincia servono quindi non solo volontà locali, ma soprattutto il supporto di figure politiche di peso, sia a livello regionale che nazionale. «Occorrono degli uomini e delle donne importanti che spingano», afferma con fermezza, evidenziando l’importanza di una rete politica capace di sostenere e portare avanti il progetto. «Quanti sottosegretari sono stati arruolati, quanti deputati, quanti sindacati?», si domanda, lasciando intendere che senza un forte supporto politico il progetto rischia di rimanere sulla carta. Il nodo del capoluogo Un altro punto critico riguarda la scelta del capoluogo. Corigliano Rossano, con i suoi 80mila abitanti, rappresenta la città più grande del territorio e, secondo Minnicelli, dovrebbe essere la scelta naturale. «Il capoluogo è naturale, c’è la città più grossa e questa», afferma con decisione, aggiungendo che una provincia senza Corigliano Rossano come capoluogo sarebbe impensabile. «O si fa o non si fa, o è questo o niente», dichiara, liquidando come “stupido” qualsiasi tentativo di proporre alternative meno consistenti, come piccoli comuni. Tuttavia, Minnicelli riconosce che la questione del capoluogo potrebbe generare resistenze, come accaduto in passato. «Anche in passato c’è stata una proposta, Sibaritide, Pollino con il capoluogo Sibari, Castrovillari, le solite resistenze», ricorda, facendo riferimento a una mentalità di difesa campanilistica che potrebbe rallentare il processo.

Cosa dice Occhiuto sul punto?

La realizzazione di un progetto come quello della nuova provincia non può prescindere dal coinvolgimento delle istituzioni a livello nazionale e regionale. «Non ci può essere nessuno che non auspichi questo salto», afferma Minnicelli, riferendosi alla volontà dei cittadini del territorio, ma aggiunge che «queste cose si fanno col consenso dell’establishment nazionale, regionale». In particolare, il presidente delle 100 Associazioni si interroga sul ruolo della Regione Calabria e sul posizionamento del suo presidente: «La Regione, il presidente della Regione, cosa pensa su questo punto? È un amico o un nemico?», domanda Minnicelli, evidenziando come il sostegno delle istituzioni regionali sia cruciale per il successo del progetto. Una visione di lungo periodo Nonostante le difficoltà, Minnicelli guarda al progetto con fiducia e speranza. «Io non ho nessuna autorità per poter esprimere giudizi su attività istituzionale», ammette, ma auspica che l’amministrazione comunale di Corigliano Rossano possa portare a termine questo ambizioso obiettivo. «Faccio i miei migliori auguri che questa amministrazione riesca, perché è un obiettivo che si può cogliere», afferma con ottimismo, pur riconoscendo che il cammino sarà lungo e pieno di ostacoli. Infine, Minnicelli riflette sul significato più profondo dell’istituzione di una provincia nel contesto attuale, sottolineando come le province di oggi non siano più quelle di un tempo. «Bisogna conoscere la legislazione, è un discorso molto complesso», spiega, invitando a guardare oltre i simboli, come quello della targa automobilistica, e a concentrarsi sul potenziale di crescita del territorio. «Nulla impedisce a questa città di continuare ad essere grande e ancora più grande con la provincia o senza provincia», conclude.

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