Mons. Satriano: “A braccia aperte per una Pasqua di Resurrezione”

Poveri

di SAMANTHA TARANTINO

Monsignor-Giuseppe-Satriano«A braccia aperte per una Pasqua di Resurrezione». Questa l’introduzione del messaggio dell’Arcivescovo Monsignor Giuseppe Satriano rivolto all’intera comunità.
Tutta l’umanità si libera nel Cristo risorto.
Dal peccato quotidiano che porta a stare a pugni stretti alle braccia aperte nel segno dell’accoglienza.
Anche quest’anno è arrivata la festa più sentita da chi, nel Credo, ripone l’incondizionata fiducia. I Riti della Settimana Santa si racchiudono nel Triduo pasquale: il Venerdì, il Sabato e la Domenica.
Sono un ennesimo grande appuntamento con tradizione e fede, tra storia familiare e personale.
Il percorso di devozione inizia il Giovedì Santo, quando alla Coena Domini (la cena del Signore) si consuma quell’ultimo pasto in cui si racchiude il simbolo della verità che liturgicamente porta al giorno seguente. Assistere all’Ultima Cena con la lavanda dei piedi significa rivivere l’azione di unione tra Cristo e gli Apostoli.
E nella sera del Giovedì Santo inizia l’esposizione dei Sepolcri, i Subburc’, così chiamati nel linguaggio popolare; gli altari vengono allestiti con piatti di germogli di grano che alcune famiglie, per devozione, a metà di Quaresima, hanno provveduto a seminare in vasetti disposti fitti tra di loro e tenuti al buio.
Verdeggianti e maturi, risaltano sugli altari dove sono riposti; c’è chi li adorna con nastrini e fiori a forma di croce e chi forma delle treccine con gli steli alti e sottili delle piantine.
Tra i fiori e i germogli, si custodisce il Santissimo, il pane eucaristico per la comunione, all’interno del sepolcro, dalla notte del Giovedì Santo fino alla mattina del Venerdì. La regola devozionale vuole che i sepolcri da visitare siano sempre in numero dispari (da 1 a 7).
Il Venerdì Santo si sveglia all’alba a quel canto del gallo di vangeliana memoria.
Nelle Congreghe mattutine, si racchiude la spiritualità del centro storico.
Le congreghe, partendo dalle quattro parrocchie, con un fedele a piedi nudi che porta sulle spalle la Croce, visitano i Sepolcri esposti la sera prima.
È la Via Crucis che accompagna la tradizionale processione dei Misteri, dieci gruppi di statue che rappresentano gli episodi centrali della passione di Cristo.
Sono diversi i momenti ricordati: Gesù che prega sotto l’albero dell’ulivo, il tradimento di Giuda, il rinnegamento di San Pietro e il gallo, Gesù flagellato, l’Ecce Homo con Pilato, l’incontro con la Veronica, Gesù spogliato dalle vesti, Gesù sulla croce e Maria Maddalena in ginocchio sotto i suoi piedi, su un cuscinetto con i simboli della Passione.
Infine, il Cristo morto nella Bara accompagnato dalla banda che solennemente scandisce il lutto per l’Umanità e la Vergine Addolorata con San Giovanni Apostolo.
Da più di cent’anni, il popolo rossanese si ritrova negli angoli del centro storico alla Processione ’E ri misteri e poi alla solenne visita alla Vara ’e ru Signur, nella giornata di Sabato.
Tutto questo porta alla Domenica di Resurrezione in cui le campane suonano a festa e Dio si riconcilia alla sua Umanità.
Accogliendo il messaggio di Monsignor Satriano: «Pregare a mani aperte, a mani nude. Nell’indicare questo atteggiamento faccio riferimento alla capacità che abbiamo di metterci dinanzi a Dio accogliendo la vita con disponibilità, come un dono e non come un possesso da difendere.
Questo ci aiuta a guardare il mondo con amore, penetrandone il significato più vero e ci sostiene in un cammino di rinascita».
E nel messaggio di Sua Eccellenza c’è anche un passaggio ad una frase di don Tonino Bello, pastore che nel vivere in Cristo esorta a “essere contempl-attivi”.
Per stare al passo con i tempi.

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