Manodopera estera e sfruttamento delle maestranze. È quanto emerge da fonti sindacali e da alcuni lavoratori operanti all’interno del nuovo ospedale della Sibaritide la cui attività procede regolarmente, ma il tasso di manodopera del posto è residuale. La denuncia arriva dal coordinatore regionale del sindacato di base (SGB) Bruno Graziano: «Qui arrivano aziende con manodopera di dubbia provenienza, né siamo a conoscenza delle formule poste in essere per l’attribuzione degli appalti o di sub-appalti. Le aziende decidono autonomamente le assunzioni e in alcuni casi seguono le indicazioni dei sindacati di comodo. Ai tempi della centrale Enel lottammo, come sindacato, afferma Graziano, al fine di sottoscrivere dei protocolli d’intesa in cui si assicurava lavoro alle maestranze locali, oggi invece avviene il contrario.
A supportare le tesi del sindacalista un lavoratore che ci chiede garanzie sulla riservatezza per paura che poi possa uscire fuori dal mondo del lavoro. La sua attività è di carpentiere ferraiolo, ha lavorato nel cantiere dal febbraio scorso ma non ha mai avuto un contratto formalizzato. «Da 40 ore settimanali pattuite ho lavorato ben 10 ore al giorno, compreso il sabato e a volte anche durante le festività». Il lavoratore non ha una busta paga e nei giorni scorsi si è recato all’ufficio dell’ispettorato del lavoro per denunciare le ipotesi di sfruttamento. «Nella mia squadra solo 2 lavoratori sono di Rossano, il resto sono tutte maestranze provenienti dall’estero. Non possiamo accettare di lavorare senza un contratto nazionale, né possiamo accettare di lavorare come degli schiavi perché ci sono gli stranieri».