«Mio caro, mio carissimo Luigi il 4 novembre scorso ti ho atteso nella chiesa di San Francesco pur sapendo che non ti potevi muovere. Per anni siamo andati assieme ad onorare i Caduti, e negli ultimi tempi, dal palco delle Autorità, sei intervenuto e hai saputo parlare ai ragazzi, in modo particolare invitandoli a tenersi lontani dalle guerre a lottare per la pace, ad amare l’altro.
Ti ho atteso il tuo posto, virtualmente, è stato comunque vicino al mio, Ma non pensavo lontanamente che te ne saresti andato in silenzio.
Tu Medaglia d’Onore, Benemerito della sezione Carabinieri in congedo di Corigliano, dopo anni di silenzio, sei riuscito a confessarmi la tragedia da te vissuta allorché nella Seconda Guerra Mondiale fosti chiamato alle armi per finire poi nei peggiori lager nazisti ad Auschwitz e a Bocum.
Quante violenze hai dovuto subire per aver servito la Patria in armi. Quante cose brutte hai visto: le camere a gas, le fucilazioni, le uccisioni dei bambini strappati alle mamme.
Ed al tuo ritorno a Corigliano per molti anni non si è potuto parlare di quanto tu e gli altri avevate sofferto. Sì, perché abbiamo vissuto un certo periodo in cui la storia ci impediva di ricordare l’Olocausto.
Poi, venne il momento di raccontare il passato e tu, convinto dal tenerle Langella dei Carabinieri e da me, hai capito che bisognava mettersi al servizio della società e dei giovani spiegando le irripetibile brutture patite e mettendoli in guardia da avventure politiche del genere.
L’anno scorso, a febbraio, sei venuto con me della scuola media statale Erodoto dove i ragazzi ti hanno ascoltato con grande interesse. Ed è stato l’ultimo regalo che hai fatto alla gioventù di Corigliano.
Dopo tutte le vicissitudini passate sei stato un lavoratore esemplare di un padre di famiglia eccezionale.
Non è un caso che tu sia partito verso l’eternità nel giorno successivo a quella della celebrazione dei Caduti in Guerra.
Adesso sei con loro nel limbo degli Eroi.
Tengo a sottolineare che sei stata una vittima inconsapevole della pagina più triste e nefasta della nostra storia del ‘900. Hai combattuto in Grecia e, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, i tedeschi hanno costretto te e i tuoi compagni a deporre le armi con la promessa, risultata falsa, che vi avrebbero mandato in Italia.
Invece, vi stiparono in carri bestiame senza mangiare e senza bere e dopo due giorni e due notti di viaggio vi trovaste davanti ai cancelli di quello che io definisco il più grande campo di sterminio di tutti i tempi. Da quel momento hai vissuto in prima persona l’Olocausto sorretto dalla fede in Dio. E Dio ti ha protetto: ti ha fatto ritornare a casa perché un giorno potessi gridare a tutti che certi crimini non possono essere più consentiti. Le guerre, infatti portano solo morte, distruzione e nefandezze.
E tu hai assolto al compito di essere un ambasciatore di pace.
Caro amico Luigi, li troverai i tuoi compagni di viaggio e di sventura che sono volati in cielo qualche tempo fa, e lì, sull’attenti, risponderai all’ultimo contrappello.Da ex militare a militare ti saluto come si fa con i grandi soldati: ONORE ALL’ARTIGLIERE LUIGI ALGIERI, MEDAGLIA D’ONORE, reduce dai campi di sterminio nazisti».