CORIGLIANO-ROSSANO Quando qualche anno fa ho preso in prestito, anzi ho letteralmente rubato al professore Pupo il temine e tutta la sua impeccabile analisi sull’Oicofobia non immaginavo che quella chiave di lettura sociologica e politica di una patologia sociale che è sicuramente nazionale ed alla quale il famoso studioso calabrese di Hume per la prima volta ha dato un’autorevole cornice scientifica, di fonti e di agganci ideologici, potesse diventare il punto di arrivo ma anche di ripartenza di decenni di sperimentazioni, di confronti, di provocazioni e di rotture messe in campo nella nostra terra. Dopo un quarto di secolo mi è finalmente chiaro che è con l’oicofobia che ci siamo imbattuti, tentando di suggerire visioni e prospettive diverse, laicamente identitarie e distintive e che l’oicofobia calabrese resta purtroppo una variante molto più aggressiva, pervasiva ed allucinante, osservabile dalle università alla ristorazione, dal pubblico al privato, del già complicato virus registrabile in tutto il Paese.
È quanto dichiara Lenin Montesanto, direttore dell’associazione europea Otto Torri sullo Jonio, storico partner del Museo e della Fabbrica di Liquirizia Amarelli, invitando istituzioni, associazioni, manager, attori socio-culturali ed economici, all’ultima ed interessantissima tappa di Estate al Museo 2023, in programma domani venerdì 25 agosto.
Alle ore 18.30 l’Auditorium Alessandro Amarelli ospiterà la prima presentazione regionale di OICOFOBIA – il ripudio della nazione, con l’Autore, Spartaco Pupo, professore di Storia delle dottrine politiche all’Università della Calabria.
Insieme al comunicatore strategico e lobbista Lenin Montesanto ed all’Alfiere del Made in Italy Pina Amarelli, si confronteranno col famoso studioso e pensatore calabrese, anche il direttore de l’Eco dello Jonio Marco Le Fosse, Antonello Rispoli dell’Ente Nazionale Microcredito e l’assessore regionale all’agricoltura Gianluca Gallo.
CHI È DUNQUE L’OICOFOBO? – si chiede Spartaco Pupo. Che cosa realmente caratterizza quest’essere così potente, capace di dominare il dibattito pubblico e orientare le politiche culturali del mondo occidentale, ma nello stesso tempo così oscuro e imperscrutabile? L’oicofobo – scrive – è quell’essere umano che vive col terrore di tutto ciò che in qualche modo richiami alla sua mente il “Noi” e che inorridisce al solo pensiero di doversi trovare a difendere questa prima persona plurale, facilmente assimilabile alle idee di “nazione” e “identità nazionale” e di conseguenza capace di attirarsi le accuse di nostalgia, sciovinismo, xenofobia, razzismo. L’oicofobo – aggiunge – ripudia le lealtà locali e persegue ideali contro la nazione, sostenendo l’universalismo di istituzioni transnazionali, accettando leggi imposte dall’alto dell’Unione Europea o delle Nazioni Unite, e definendo la sua visione politica in termini di valori universali, purificati da qualsiasi riferimento ai particolari sentimenti di attaccamento a una reale comunità storica. L’oicofobo si erge a difensore di un universalismo illuminato inconciliabile con qualsiasi forma di sciovinismo locale.
Il disprezzo per la propria cultura originaria è per davvero una delle fobie più subdole della mentalità occidentale. Ed è impensabile continuare a far finta di non “vedere” – sottolinea Pupo – governi letteralmente infatuati di modelli estranei alle culture di cui sono emanazione ma che creano lo stesso un attaccamento morboso, una specie di dipendenza da cui traggono vantaggio le multinazionali e svantaggio le tradizioni locali. Queste ultime sono spesso dileggiate, sminuite, persino annullate con il deliberato disconoscimento di una lunga storia “comune” per il solo desiderio oicofobico di distruggere ogni possibile riferimento alla propria identità, intesa non nelle forme retrive del nazionalismo, ma nel suo essere un modello sociopolitico di integrazione, una realtà viva, concreta, fatta di cose da leggere, studiare, mangiare, cantare, giocare, ecc., e caratterizzata da un profondo radicamento tradizionale, da un costume ben definito, oltre che da complesse dinamiche sociali che investono il bisogno di appartenenza degli individui.
Classe 1974, Spartaco Pupo è professore associato con abilitazione a ordinario di Storia delle dottrine politiche nel Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università della Calabria. È tra i massimi esperti italiani di conservatorismo, scetticismo politico e illuminismo scozzese. Ha tenuto lezioni e conferenze in varie università italiane e straniere, tra cui Cambridge, Glasgow, Praga e Budapest. Ha pubblicato numerosi libri, traduzioni e raccolte di saggi di alcune delle più autorevoli figure intellettuali del pensiero politico occidentale, come Hume, Nisbet, Oakeshott e Quigley. È editorialista del quotidiano “Libero” e collaboratore di varie riviste di cultura politica.
Dedicata provocatoriamente proprio al tema della Oicofobia, la scorsa estate 2022, il Concio Amarelli ha ospitato per un mese l’omonima ed apprezzatissima esposizione artistica internazionale del pittore Santiago Ydáñez, promossa dall’associazione europea Otto Torri sullo Jonio in partnership con l’Università di Malaga, rappresentata all’evento dal vie rettore di quell’Ateneo Maria Jesus Martinez Silvente e con l’Ambasciata di Spagna in Italia, chiusa ufficialmente dall’assessore regionale all’agricoltura Gianluca Gallo.
comunicato stampa