Fiorente attività di spaccio
Con il supporto dei militari della compagnia di Jesi e del Nucleo Cinofili dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Calabria di Vibo Valentia, i militari hanno eseguito le ordinanze cautelari emesse dal Gip del Tribunale di Cosenza, su richiesta della locale Procura. Gli arrestati sono accusati, a vario titolo, di detenzione, vendita, cessione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Si tratta dell’epilogo di un’attività investigativa condotta dalla stazione carabinieri di Casali del Manco nel periodo compreso tra aprile e dicembre 2020, concernente una fiorente attività di spaccio svolta nei paesi della Presila cosentina e nei comuni limitrofi.
La droga portata a domicilio
L’attività investigativa ha tratto origine dal rinvenimento a carico di ignoti, nella frazione Trenta di Casali del Manco, di una busta di plastica con all’interno un ingente quantitativo di sostanza stupefacente di vario genere, in particolare cocaina, hashish e marijuana. Le successive indagini, anche di carattere tecnico, hanno consentito di ricostruire la rete di spacciatori e le modalità con cui avvenivano le cessioni di stupefacenti, soprattutto dinanzi agli esercizi pubblici oppure direttamente con consegna a domicilio previo accordo telefonico. Le condotte illecite sono state ricostruite con attività di pedinamento e osservazione e riscontri oggettivi che hanno consentito di delineare un preciso quadro indiziario nei confronti degli indagati.
Rinvenuta una piantagione di marijuana sativa
Nel corso delle attività investigative inoltre, i carabinieri hanno pure rinvenuto, nel luglio 2020, in un vallone situato nelle campagne di Casali del Manco, una piantagione con 162 piante, alte tra i 190 e 220 cm, di marijuana sativa. Le stesse erano innaffiate tramite sistema di irrigazione mediante un tubo di gomma, con acqua prelevata direttamente da un fiume situato nelle vicinanze e da una cisterna. In quella circostanza era stato anche arrestato un uomo per coltivazione di sostanze stupefacenti con aggravanti specifiche, colto in flagranza di reato mentre proprio all’interno della piantagione, ne controllava lo stato vegetativo e la funzionalità dell’impianto di irrigazione. La piantagione era monitorata dai militari poiché quotidianamente visitata da due degli indagati principali.