A Corigliano-Rossano si è tenuto un convegno regionale organizzato dalla SIOMMMS (Società Italiana di Osteoporosi e Metabolismo Minerale delle Malattie dello Scheletro) dedicato all’osteoporosi, una patologia spesso trascurata ma dalle gravi conseguenze. Il tema centrale è stato l’importanza della prevenzione, specie in una regione come la Calabria, caratterizzata da una popolazione anziana in rapido aumento. Come sottolineato dal Dott. Martino Rizzo, Direttore Sanitario dell’ASP di Cosenza, la Calabria registra il più alto numero di anziani, rendendo cruciale l’adozione di una “medicina d’iniziativa” per prevenire e trattare la malattia. L’osteoporosi, definita dall’OMS come “malattia sociale”, colpisce circa 22 milioni di donne e 5,5 milioni di uomini in Europa. Le proiezioni indicano che il numero di persone affette potrebbe aumentare del 23% entro il 2025. In Italia, il 14% della popolazione ne soffre, con una prevalenza che riguarda soprattutto le donne anziane. Uno dei punti chiave del convegno è stato l’allarme lanciato sulle fratture da fragilità, che rappresentano una delle principali cause di morbilità e mortalità tra gli anziani. Le fratture del femore, ad esempio, hanno un’incidenza superiore al cancro al seno e all’infarto. Si è discusso della necessità di sensibilizzare i medici di medicina generale, che svolgono un ruolo fondamentale nell’identificare i fattori di rischio e nell’orientare i pazienti verso esami diagnostici, come la DEXA, per ridurre il peso sociale e sanitario di questa malattia cronica e invalidante.
L’importanza della diagnosi precoce e del trattamento
Il prof. Salvatore D’Angelo, docente di Reumatologia presso l’Università degli Studi della Basilicata, ha condiviso importanti riflessioni sull’osteoporosi, sottolineando le principali difficoltà nel trattamento di questa patologia. «La difficoltà maggiore nell’affrontare l’osteoporosi risiede nella diagnosi, che spesso viene effettuata in ritardo o addirittura non avviene affatto», spiega D’Angelo. «Molti pazienti vengono diagnosticati solo quando si presentano le complicanze più gravi, come le fratture, e spesso non ricevono il trattamento adeguato. Questa è una grave mancanza nell’approccio alla patologia, perché il mancato trattamento può portare a conseguenze estremamente serie, fino alla morte». Il professore ha poi evidenziato l’importanza di trattare tempestivamente la malattia per evitare il circolo vizioso che può innescarsi dopo una frattura. «Si tende a pensare che solo patologie come l’infarto abbiano un’alta mortalità, ma anche un paziente con frattura da osteoporosi può subire un aggravamento tale da aumentare significativamente il rischio di morte», ha aggiunto. D’Angelo ha sottolineato l’importanza di eventi formativi come quello organizzato dalla SIOMMMS per sensibilizzare medici e specialisti. «Gli eventi formativi sono cruciali, in particolare per i medici di medicina generale che giocano un ruolo fondamentale nella diffusione del “verbo” dell’osteoporosi, ossia come diagnosticarla e trattarla», ha affermato. In merito alla collaborazione tra ospedali e università, D’Angelo ha ribadito la necessità di un approccio sinergico: «L’università deve fungere da guida nella diffusione del sapere, ma è fondamentale un’integrazione tra ospedali e territorio, perché l’osteoporosi è una condizione che va trattata principalmente nell’ambito della medicina generale. Gli ospedali intervengono solo in una fase successiva, quando si rendono necessarie cure specialistiche».
Le sfide della riabilitazione
Un altro tema chiave emerso durante l’intervento riguarda la riabilitazione, un aspetto che il professore ha definito «fondamentale». «La riabilitazione non entra in gioco solo dopo una frattura, ma può essere determinante anche prima, per prevenire la perdita di funzionalità muscolare che aumenta il rischio di fratture. Il ripristino delle normali funzioni è essenziale tanto nella fase precoce quanto in quella successiva alla frattura», ha sottolineato D’Angelo, secondo il quale una diagnosi precoce può essere promossa attraverso eventi come quello della SIOMMMS, ma deve anche essere accompagnata da un impegno istituzionale. «È necessario coinvolgere le istituzioni, come gli assessorati alla sanità e le direzioni generali, per far comprendere l’importanza dell’osteoporosi. Al pari di altre patologie più visibili come quelle oncologiche, anche l’osteoporosi richiede attenzione e risorse per essere contrastata efficacemente», ha detto D’Angelo. Che ha infine, ribadito l’importanza di modelli assistenziali specifici per gli anziani, sottolineando il ruolo dei percorsi diagnostico terapeutici assistenziali (PDTA). «L’osteoporosi colpisce soprattutto i soggetti più fragili e anziani. È cruciale focalizzarsi su di loro, diagnosticando e trattando precocemente la malattia per ridurre le complicanze», ha concluso.
La rete territoriale come chiave per la prevenzione e la sensibilizzazione.
La dottoressa Anna Milieni, fisiatra e responsabile del servizio di riabilitazione di distretto “Ionio Nord”, ha rimarcato l’importanza di creare una rete integrata tra specialisti e medici di base: «Credo molto nel fare rete, e questi eventi servono proprio a questo. Non è vero che si parla poco di osteoporosi, anzi, il 20 ottobre è la giornata mondiale dedicata a questa patologia. Secondo la dottoressa Milieni, però, la sensibilizzazione rimane ancora bassa rispetto al problema. «Facciamo molta attenzione a un colesterolo alto, ma non prestiamo altrettanta attenzione a un T-score basso. È fondamentale che dopo questa giornata ci impegniamo a prendere in carico anche questo problema per i nostri pazienti», ha esortato, incoraggiando i partecipanti a farsi promotori di un approccio più territoriale e capillare. L’evento organizzato a Corigliano Rossano è stato definito dalla dottoressa Milieni «un indicatore importante» per il territorio. «Abbiamo avuto la presenza di alcune istituzioni e una platea numerosissima, il che dimostra che i colleghi sono stati sensibili al richiamo di un incontro della SIOMMMS. Per chi ha organizzato tutto ciò, è un grande motivo di soddisfazione. Speriamo che ognuno di noi porti a casa il messaggio». Infine, Milieni ha invitato i medici presenti a riflettere sull’impatto dell’osteoporosi nella loro pratica quotidiana: «Basterebbe che ogni medico di famiglia pensasse ai propri mille pazienti e a quanti tra loro sono già fratturati, o quante domande di invalidità ha già fatto. Questo sarebbe sufficiente per comprendere la reale dimensione del problema».
La gestione dell’osteoporosi sul territorio
La dottoressa Maria Beatrice Filici, direttore delle cure primarie del distretto Ionio Nord, ha ribadito l’importanza di una gestione territoriale dell’osteoporosi e della necessità di investimenti adeguati per fronteggiare questa patologia. «Questi momenti di confronto sono fondamentali, importantissimi», ha dichiarato la dottoressa Filici. «Servono non solo per aumentare la collaborazione tra medici, specialisti e dirigenti, ma soprattutto per potenziare la medicina del territorio. L’osteoporosi è una malattia cronica che va gestita a livello territoriale, e per farlo è essenziale instaurare un’alleanza terapeutica». Filici ha inoltre evidenziato che, a differenza di altre patologie, come l’ipertensione, per le quali il trattamento farmacologico produce risultati evidenti in breve tempo, l’osteoporosi richiede un approccio a lungo termine. «Non è come l’ipertensione, dove si somministra il farmaco e la pressione diminuisce. Qui è fondamentale avere un approccio terapeutico prolungato, e per questo la collaborazione del paziente e dei familiari diventa cruciale», ha spiegato. Rispondendo alla domanda su cosa sia necessario per affrontare in maniera efficace l’osteoporosi, la dottoressa Filici ha sottolineato l’importanza di un maggiore investimento nella medicina del territorio. «L’aumento degli investimenti è la chiave di svolta. Si tratta di una patologia cronica, e come tale deve essere gestita sul territorio», ha affermato. Alla richiesta di specificare quali siano i bisogni più urgenti in termini di risorse, la Filici è stata chiara: «Di tutto. Di risorse umane, economiche e di strumentazione. Tutto ciò è essenziale, insieme a una stretta collaborazione tra tutte le figure coinvolte». Infine, la dottoressa ha ribadito come l’osteoporosi, pur essendo spesso considerata una patologia “vecchia”, non debba essere sottovalutata. «Non è un problema che riguarda solo l’ASP di Cosenza, ma è un problema generale. Forse questa patologia è stata sottostimata troppo a lungo, considerata vecchia e atavica. Ma in realtà, pur avendo radici antiche, è una problematica nuova per l’impatto che ha oggi sulla popolazione», ha concluso Filici. Con il supporto di dati concreti e l’impegno di tutti gli operatori sanitari, l’obiettivo della SIOMMMS e di eventi come questo è quello di rendere l’osteoporosi una priorità, non solo tra i professionisti del settore, ma anche tra le istituzioni e la popolazione generale.