Fermiamo questo scempio. E’ lo slogan al centro di una iniziativa del Movimento 5 Stelle portata avanti dal parlamentare calabrese, Paolo Parentela, e che riguarda la richiesta, presentata nel maggio del 2015, dalla società Appenine Energy Spa, di poter realizzare nella zona riguardante il tratto di mare antistante Marina di Sibari, un pozzo esplorativo per verificare se in quel tratto di mare vi sono giacimenti petroliferi. Per Parentela è inopportuno autorizzare la costruzione di ciò lì dove non potrà, ai sensi della legge di stabilità, essere sfruttato l’eventuale giacimento scoperto anche in considerazione dei danni ai fondali e alla fauna marina, alle risorse paesaggistico-culturali e al turismo.
Non si può concedere ad una società privata, è il pensiero del parlamentare pentastellato, di devastare il territorio, soprattutto per mero fine di ricerca. Il governo faccia chiarezza interna sulle politiche energetiche che vuole perseguire e la regione Calabria, attraverso l’assessore Rizzo e il governatore Oliverio intervengano al più presto, nella speranza che gli interessi tutelati, per una volta, siano quelli dei cittadini calabresi e non quelle delle multinazionali del fossile. “Le aree in cui dovrebbero essere realizzate le attività di prospezione – spiega Parentela – sono localizzate nei pressi di riserve naturali regionali e di siti di interesse comunitario, a ridosso del litorale che vanta specie di pregio naturalistico quali la tartaruga caretta e il giglio di mare, a due passi dal complesso turistico dei Laghi di Sibari e del Parco Archeologico. Inoltre è ancora in vigore l’autorizzazione ad un pozzo esplorativo che non potrà successivamente dar vita ad una piattaforma di estrazione. L’ennesima contraddizione in termini dei governi a matrice Pd, che non sanno che pesci prendere sul tema delle trivellazioni. La risposta chiara, invece, il M5S ce l’ha ed è stata sottoposta a voto recentemente sulla piattaforma Rousseau: abbandono graduale delle fonti di energia fossile. Il governo incespica nelle contraddizioni sulle trivellazioni in Calabria ed a farne le spese potrebbero essere l’ambiente, l’economia e la salute dei cittadini dell’alto ionio cosentino. Ho interrogato a riguardo i ministri dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente. Nell’atto di sindacato ispettivo – afferma ancora Paolo Parentela – ho chiesto ai ministri interessati se non considerino inopportuno autorizzare la costruzione di un pozzo esplorativo lì dove non potrà, ai sensi della legge di stabilità, essere sfruttato l’eventuale giacimento scoperto anche in considerazione dei danni ai fondali e alla fauna marina, alle risorse paesaggistico-culturali e al turismo. Non si può concedere ad una società privata di devastare il territorio, soprattutto per mero fine di ricerca. Il governo faccia chiarezza interna sulle politiche energetiche che vuole perseguire e la Regione Calabria, attraverso l’assessore Rizzo e il Governatore Oliverio si svegli dal lungo letargo sul tema e faccia seguire alle parole i fatti, nella speranza che gli interessi tutelati, per una volta, siano quelli dei cittadini calabresi e non quelle delle multinazionali del fossile”. La storia come si può ben capire è lunga è risale almeno al 2013, ecco perché non solo da parte del Movimento 5 Stelle, anche in questa delicata direzione, le preoccupazioni aumentano.